domenica 3 Aprile 2022
Negli ultimi due decenni di sovversioni e scarti di lato nel business dell’informazione le occasioni in cui “tendenze” reali, o date per promettenti, o addirittura considerate “the next big thing”, sono di colpo sparite oppure si sono riequilibrate sono state frequentissime. È tutto quanto in movimento, e i primi a cambiare abitudini o a incuriosirsi a prospettive nuove sono i lettori, ovvero noi tutti. E quando si sancisce che alcune cose siano “morte”, capita spesso che sopravvivano in una forma diversa o che il loro declino rafforzi quelle che sono capaci di adattarsi e rispondere a una domanda diminuita ma esistente.
Potrebbe essere il caso dei giornali nella loro forma da sfogliare: che è divenuta secondaria e marginale rispetto ai modi e ai formati con cui ci informiamo online, ma che conserva invece un’attrattiva presso una parte di lettori: vuoi per abitudine, vuoi per praticità, oppure per il desiderio di un’alternativa “finita” – con dei limiti e con un controllo sulle sue misure – alle illimitate forme dei contenuti digitali e degli “scrolling infiniti”. È un’attrattiva che (oltre a essere un fattore del successo delle newsletter, per esempio) è stata considerata dai giornali internazionali che hanno scelto di sospendere la stampa cartacea ma di mantenerne il formato – con le pagine e lo sfoglio – in forma digitale (l’ Independent inglese, tra i più famosi), o da altri che stanno sperimentando edizioni – digitali o cartacee – che diano ai lettori un prodotto che sia appunto una selezione finita, sufficiente: conclusa.
Il sollievo generato dall’aver “esaurito” la lettura è preso in considerazione anche dalla nuova app del Financial Times di cui parliamo qui sotto, che mostra – alla fine della sua offerta quotidiana di otto articoli – un messaggio di saluto e rinvio all’indomani completato dalle parole “The end”.
Fine di questo prologo.
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