domenica 13 Ottobre 2024
Da due settimane molti media americani stanno discutendo di una polemica che ha coinvolto Tony Dokoupil, uno dei conduttori di CBS News, la testata giornalistica dell’emittente radiotelevisiva americana CBS. Il 30 settembre Dokoupil aveva condotto un’intervista a Ta-Nehisi Coates – noto giornalista e scrittore americano di intenso impegno politico, autore, tra gli altri, del bestseller Tra me e il mondo – sul suo ultimo libro The Message, che espone una critica molto severa contro Israele. L’intervista, condotta da Dokoupil con domande esplicitamente provocatorie (la prima suggeriva che il libro “non sarebbe fuori posto nello zaino di un estremista”) ha generato molte proteste sui social e tra alcuni colleghi di Dokoupil, tanto da indurre la CEO di CBS News Wendy McMahon e la direttrice editoriale Adrienne Roark a criticarlo durante una riunione della redazione, con l’accusa che la conduzione della sua intervista non fosse all’altezza degli standard editoriali di CBS News per quanto riguarda la neutralità e il livello di rispetto nella discussione. La reprimenda della direttrice ha creato però una discussione ancora più grande intorno all’accusa che un giornalista venisse ripreso dalla propria testata per non aver saputo lasciare da parte le proprie opinioni in occasione di un’intervista su un tema di attualità (Dokoupil è ebreo e ha due figli che vivono in Israele, il che ha alimentato l’accusa di parzialità nei suoi confronti).
La polemica si è ulteriormente estesa quando Shari Redstone, la presidente di Paramount Global – l’azienda che controlla anche CBS – si è discostata da Roark e da McMahon criticando il loro intervento e difendendo l’intervista di Dokoupil come “un buon lavoro”. Redstone non ha, come ha detto lei stessa, “controllo editoriale” della rete di news, ma ha “una voce in questa azienda” che ha giudicato importante usare (la voce, peraltro, della socia di maggioranza). La discussione è proseguita fra le cariche più alte dell’azienda: la posizione di Redstone non è stata appoggiata dal co-CEO di Paramount Global George Cheeks, che ha approvato la decisione di McMahon e Roark.
In merito alla critica di Adrienne Roark, il New York Times ha osservato come questo tipo di discussioni sia diventato abbastanza frequente nelle aziende giornalistiche dopo l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023: le partigianerie e la carica emotiva che suscita qualsiasi contenuto relativo al conflitto israelo-palestinese hanno aumentato le preoccupazioni e le prudenze all’interno dei giornali sui toni da usare nella copertura di questo argomento. Le stesse preoccupazioni avrebbero quindi guidato Roark nella decisione di rimproverare un giornalista per i toni di una discussione incalzante ma, in realtà, piuttosto civile e a cui Coates ha partecipato senza scomporsi. Una giornalista di CBS News, Jan Crawford, ha difeso il collega nella riunione in cui è stato criticato esprimendo piuttosto chiaramente la prospettiva di un giornalista che si occupi di questo argomento in questo periodo storico (ma non solo): “Quando qualcuno ci presenta una visione unilaterale di una situazione molto complessa, come Coates stesso ammette di aver fatto, io credo che come giornalisti abbiamo il dovere di discutere quella interpretazione, dimodoché i nostri spettatori possano avere accesso alla verità o almeno a una visione più ampia ed equilibrata”.
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