domenica 12 Novembre 2023
“Un giorno d’autunno di vent’anni fa Kevin Klose ricevette una telefonata da un uomo di nome Dick Starmann. Klose, che allora era presidente di NPR [la grande rete radiofonica non profit statunitense di origine pubblica, ndt] , sapeva che Starmann era un consigliere della vedova di Ray Kroc, l’uomo che aveva fatto di McDonald’s un fenomeno globale del fast food. Ma non aveva idea di cosa lo aspettasse.
«È seduto?», gli chiese Starmann»”.
Comincia così l’articolo con cui il Washington Post ha ricordato questa settimana un momento memorabile ed eccezionale della storia di NPR , quello in cui a Klose fu comunicato che nel suo testamento Joan Kroc, morta tre settimane prima, aveva lasciato a NPR 230 milioni di dollari, trasformando radicalmente le fino ad allora faticose prospettive della società, che era stata creata con una legge del Congresso degli Stati Uniti nel 1970. La gran parte di quella cifra è da allora affidata a un fondo che genera interessi e dividendi preziosi per i bilanci annuali di NPR. Con qualche controindicazione, aggiunge l’articolo del Washington Post : la notorietà di quel finanziamento filantropico (che è tuttora segnalato durante le trasmissioni di NPR ) ha un effetto di dissuasione nei confronti di altri donatori e sostenitori che credono che la radio non abbia più bisogno di niente (quel contributo non è sufficiente a coprire tutti i costi, assai cresciuti nel tempo). Il giorno in cui fu annunciata pubblicamente la donazione i dipendenti di NPR festeggiarono pranzando a Big Mac. Più tardi si sarebbe saputo che Joan Kroc – che aveva fatto donazioni filantropiche anche più grandi di quella – aveva pensato di lasciare un contributo anche alla tv pubblica PBS, ma quando i suoi collaboratori avevano telefonato agli uffici per valutare il progetto erano stati tenuti in attesa da una registrazione e lei si era spazientita.
Raccontata di nuovo oggi, la storia di Kroc e NPR probabilmente genera sogni e invidie in molte aziende giornalistiche.
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