domenica 29 Ottobre 2023
La newsletter Mediastorm, curata da Lelio Simi, ha riassunto diversi dei dati di cui parla spesso Charlie sui quotidiani italiani con alcune considerazioni di sintesi sulla loro generale inadeguatezza nella “transizione digitale” e delle valutazioni sui limiti delle loro prospettive.
“Il traffico dei siti online nella maggior parte dei casi ormai stabilizzato, tranne rari picchi di attenzione e, semmai per molti dei principali quotidiani italiani è, addirittura, in declino. Insomma la bocca dell’imbuto del percorso di conversione (conversion funnel) non vedrà crescite significative nei prossimi anni (direi che, semmai, rischia di diventare ancora più stretta).
Tutto (o quasi) si gioca sull’aumento dei tassi di conversione e sulla fidelizzazione (convincere un numero crescente di lettori saltuari a diventare abbonati e poi convincerli a restarlo nel tempo, mese dopo mese).
Il problema è che tutto questo richiede tempi lunghi e ha costi elevati (non certo solo per i quotidiani italiani). Un gigante come il New York Times che nel 2011 ha deciso di lanciare il suo paywall aumentando continuamente gli investimenti sul miglioramento del prodotto digitale per sostenerlo, ha impiegato circa dieci anni per giungere al punto nel quale i ricavi da digitale pesassero quanto quelli derivati dalla carta (e poi, addirittura li superassero), e stiamo parlando di un’eccellenza assoluta e di un modello difficile da replicare in altri contesti.
La vendita di copie digitali (che sono un indicatore delle subscription) dei quotidiani italiani negli ultimi anni è incrementata, complessivamente, unicamente grazie a quelle messe sul mercato a prezzi irrisori. Insomma: oltre il periodo di prova il nulla”.
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