domenica 21 Maggio 2023

Charlie, uno sfuggente discrimine

Non è così naturale e ovvio, perché qualità e mercato non si muovono in sintonia, e non sempre le cose fatte bene vincono e non sempre quelle fatte male perdono: ma è vero che certe cose fatte molto molto bene trovano attenzioni e sostenibilità, di solito. Un buon giornalismo è apprezzato, ed è apprezzato un giornalismo che produce buoni risultati reali, ed è apprezzato un buon giornalismo che – fuori dalla retorica – tiene a bada i poteri eccessivi e i loro abusi (se sa farlo anche con i propri e con il proprio potere eccessivo). Lo ha spiegato durante un convegno britannico Katharine Viner, direttrice del Guardian, celebrando i buoni risultati del suo giornale nel 2022. Viner ha anche aggiunto esplicitamente e senza ritrosie che “più veniamo attaccati e più i lettori ci sostengono”: fenomeno comprensibile e risaputo in tutti i giornali, ma che pone delle questioni delicate. Lo sfruttamento di questa generosa o identitaria partecipazione dei lettori, infatti, finisce spesso per creare un conflitto di interessi non particolarmente diverso da quello che riguarda giornalismo e interessi pubblicitari. Per un giornale spingere sul vittimismo e sulle minacce ricevute – legali o illegali – diventa anche un fattore di promozione e raccolta di contributi, una questione che interessa il marketing più che il giornalismo. E se per alcune testate più deboli la divulgazione degli attacchi ricevuti è un modo necessario di proteggere se stessi e i propri giornalisti, in altri la stessa scelta dà l’impressione di tenere in considerazione differenti opportunità di comunicazione: che esistono, come dice Viner, e lo sfuggente discrimine forse sta nel dare spazio alle reazioni che il lavoro di una testata riceve con “ci sono novità su questa notizia” oppure con “ci hanno attaccato!”.

Fine di questo prologo.

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