domenica 1 Dicembre 2024

Charlie, una newsletter choc

È piuttosto illuminante, rispetto alla lentezza del sistema dei giornali tradizionali italiani nell’adeguarsi ai cambiamenti ormai avvenuti e stabilizzati in molti altri paesi, che il capo degli editori italiani abbia detto questa settimana, siamo a novembre del 2024, che serve “avviare una transizione tra carta e digitale”.
In un contesto assai conservatore e ostile all’innovazione come è quello italiano in ogni settore, l’approccio delle grandi testate giornalistiche è stato per molti anni – e in buona parte è ancora – di considerare le proprie versioni online non come uno spazio nuovo e preminente dove trasferire e promuovere il proprio lavoro giornalistico ma come dei contenitori di ammassi di articoli sbrigativi e di informazioni più frivole e volatili destinate a un pubblico immaginato di bocca assai buona. E l’idea che la carta sia la destinazione più auspicabile del lavoro giornalistico rispetto al web continua a sopravvivere in molte redazioni e in molte teste.
Il risultato è stato da una parte l’alimentazione di un circolo vizioso per cui il pubblico dei siti web è stato abituato a una produzione di più bassa qualità, a linguaggi scandalistici e infantili, e a priorità di informazione assai distanti dai nobili obiettivi che il giornalismo proclama di avere. E dall’altra che quello scadimento di linguaggi e priorità ha finito per traboccare all’indietro nei giornali di carta, che ne sono stati contagiati, decidendo di adeguarsi e adottarli loro stessi. Un caso palese ed esemplare è questo titolo su un grande quotidiano, venerdì, costruito con la più tipica formulazione da clickbait (attirare la curiosità ed enfatizzare la notizia – “choc” -, ma omettendo di darla) anche in un contesto come un giornale di carta in cui non c’è niente da cliccare.

Fine di questo prologo.

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