domenica 5 Febbraio 2023

Charlie, nel loro piccolo

I destini e le prospettive dei quotidiani locali in Italia sono una questione difficile e delicata nel sistema dell’informazione italiana, che ha meno visibilità – per sua natura, locale – delle crisi delle testate nazionali. Ma i quotidiani locali sono tanti e hanno numeri di lettori che diminuiscono ma che restano significativi: tra le prime dieci testate per diffusione quattro sono cittadine, di grandi città; i quotidiani di Cagliari e Udine insieme vendono più del Fatto ; il quotidiano di Bergamo vende più del Giornale e quello di Parma più di Libero .
Ma le fatiche nel ripensarsi e ritrovare un ruolo dei giornali hanno declinazioni particolari per i locali, che hanno bacini di riferimento più limitati e non possono approfittare più di tanto delle opportunità create da internet per raggiungere grandi quote di nuovi lettori: e faticano a essere competitivi sul racconto della contemporaneità, sia perché i loro lettori hanno esigenze minori in questo senso, sia perché le loro redazioni faticano di più a rinnovarsi.
Tra le direzioni che in teoria possono offrire delle opportunità e delle speranze di cui si è più parlato in questi anni c’è quella di arricchire e reinventare il ruolo di servizio delle testate locali: non solo sull’informazione ma anche su altri impegni che le esaltino come riferimento utile o persino indispensabile. Ci sono città in cui questo viene già fatto con sforzo e risultati e altre in cui si è più indietro (servono comunque investimenti, per fare cose nuove e farne di più): non aiuta una cultura non aggiornatissima della maggioranza degli editori vecchi o nuovi .
Un esempio utile viene da una ricerca americana: il panorama dell’informazione “locale” americana è molto diverso dal nostro, lo abbiamo detto spesso, ma in questo caso non sono così importanti le differenze. Come spiega questa sintesi, a fare una differenza sono “un gruppo di WhatsApp che dà informazioni sui servizi cittadini agli immigrati”, “uno studio sulle linee degli autobus”, “un memoriale online sulle vittime del covid della città”, “un coinvolgimento dei cittadini nel discutere le riunioni dell’amministrazione cittadina”, a creare delle opportunità per progetti di “informazione civica”, che facciano funzionare meglio le comunità. Anche, dicevamo, uscendo dal campo più tradizionale dell’informazione, organizzando eventi, offrendo servizi, facendosi mediatori di processi, dando strumenti di cui categorie e comunità abbiano bisogno o vogliano sfruttare. È complicato, richiede sperimentazioni e spese, e teste nuove: ma oltre alle pressioni del mercato, diventare più utili sulle scale piccole potrebbe essere un bello stimolo, in questi tempi faticosi sulle scale grandi.

Fine di questo prologo.

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