domenica 4 Dicembre 2022
Nell’audizione di cui riferiamo più sotto il sottosegretario che si occupa del settore dell’informazione ha collegato l’erogazione di fondi e agevolazioni economiche per le aziende giornalistiche (che è di fatto la maggiore attività del suo dipartimento, malgrado la citazione di “visioni innovative”) ad obiettivi di “recupero dell’affidabilità e della credibilità”, “contrastando le fake news”. E si è tenuto in un complicato equilibrio tra sostenere che il dipartimento non possa certificare “la qualità” e chiedere però “il rispetto delle norme deontologiche”.
Sono ottime intenzioni e il sottosegretario appare avere attenzioni e competenze più raffinate del suo predecessore, ma è difficile immaginare che vengano applicate o che possano venire applicate. I maggiori beneficiari del finanziamento pubblico oggi non sono sottoposti a nessun criterio di valutazione in questo senso: ma sarebbe probabilmente impossibile applicare dei criteri, come abbiamo spiegato spesso (con toni sopra le righe e indignati ne ha scritto questa settimana il Fatto).
La soluzione perfetta non c’è, ma sarebbe saggio abolire il finanziamento come è concepito oggi, basato solo su ragioni di spartizione di interessi tra i gruppi parlamentari (ognuno ha una testata amica da proteggere) e su criteri facili da soddisfare per i richiedenti, e che crea una distorsione della concorrenza tra testate: oppure almeno stabilire dei tetti per sostenere solo le testate piccole e il “pluralismo”, e usare invece i soldi per progetti di innovazione tecnologica, di formazione “deontologica”, di occupazione giovanile e di incentivo alla contemporaneità dei mezzi di informazione.
L’ordine dei giornalisti, qualunque cosa se ne pensi, sostiene di non avere risorse economiche e strumenti per fare rispettare le proprie stesse norme, e le sue ridotte attività sono affidate alla buona volontà di pensionati o pensionandi, con quel che ne deriva in visione e competenza sul cambiamento in atto. Insomma, usare quei soldi per cercare di costruire progetti per il futuro e non solo per proteggere quelli del passato.
(intanto, nel corso dell’audizione, il presidente della commissione Mollicone ha ripetuto il dato dell'”Italia penultima nell’Unione Europea per risorse dirette destinate all’editoria: un primato infelice”: oltre alla confusione nell’uso del termine “primato”, si tratta di una fake news , prodotta dalla federazione degli editori di giornali; per dire della distanza tra parole e fatti)
Fine di questo prologo.
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