domenica 9 Febbraio 2025

Charlie, minacce vere

In questi decenni giornali e giornalisti non hanno dato un buon esempio a proposito dell’uso strumentale e interessato del vittimismo, che ha ultimamente contagiato ogni contesto delle relazioni sociali, dalla politica ai rapporti sentimentali passando soprattutto per i social network. Mentre in molti luoghi del mondo, e persino dell’Italia, giornali e giornalisti rischiano davvero la vita per il loro lavoro, ad altre testate è sufficiente l’irritazione stupida di un politico o una querela senza prospettive per chiedere in prima pagina la protezione del pubblico, definirsi perseguitate, e farne uno strumento di marketing.
Questa premessa è necessaria per venire a un aggiornamento che vi avevamo promesso su cosa stia succedendo negli Stati Uniti fra Donald Trump e i giornali: non è più vittimismo con esagerazioni. Non è più la battaglia del primo mandato di Trump in cui diverse testate ottennero dalla loro opposizione alle politiche del presidente 
– opposizione benintenzionata e ben motivata – un forte capitale di consensi, lettori, abbonamenti, sostegno. A questo giro Trump li sta andando a prendere uno per uno, e stanno saltando molti strumenti di protezione, compresa la tenacia dei lettori, che appaiono sfiniti dalle vittorie del trumpismo.
I più avveduti tra gli editori – diciamo – avevano cominciato disciplinarsi nei confronti del nuovo presidente già in campagna elettorale e subito dopo, come avevamo raccontato. Ma non è ancora passato un mese dall’insediamento e negli ultimi giorni Trump ha scatenato una serie di minacce del tutto credibili e una serie ulteriore di iniziative legali che pur nella loro spericolatezza stanno spaventando molti giornali e giornalisti: l’aria che tira – in tutte le sue scelte – è che Trump sia capace di tutto, in ritorsione e intimidazione, e che nella gragnuola di decisioni sovversive delle prime settimane ci sia molto impegno anche per la punizione dei giornali considerati nemici. Qui sotto elenchiamo un po’ dei principali casi recenti, perché il rischio è che a forza di gridare “al lupo” i giornali non siano più credibili nei loro allarmi. Alcuni lo hanno gridato quando non c’era (e ora provano a dire “vi avevamo avvisati”, vecchio trucco dialettico per giustificare notizie che non lo erano), alcuni ci hanno marciato, ma questo non toglie che quello che Trump sta creando è una repressione della libertà di stampa da regime autoritario.

Fine di questo prologo.

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