domenica 7 Luglio 2024

Charlie, interessi su Biden

La preoccupata o compiaciuta concitazione intorno alla candidatura di Joe Biden riguarda molto anche i giornali. Non solo come osservatori della vicenda, ma come protagonisti capaci di influenzarla. Nei giorni successivi al dibattito il New York Times è stato per esempio molto ripreso e considerato per il suo editoriale in cui suggeriva di rimpiazzare Biden, con un intervento che al tempo stesso rendeva improbabile una decisione simile in quel momento. Ma le prese di posizione sono tuttora molto condivise e “pesano” nella costruzione dell’opinione pubblica, e quindi anche sulle ricadute nella decisione di Biden e nelle scelte dei dirigenti del suo partito e di chi gli sta intorno. Come pesa anche il lavoro giornalistico più tradizionale, gli articoli che riferiscono pareri anonimi nell’entourage di Biden, quelli che raccontano aneddoti che sembrano confermare la sua fragilità, eccetera. Tutto lavoro giornalistico dovuto, se svolto correttamente.

Però bisogna vederla anche da un altro lato. Per alcuni giornali rianimare la campagna elettorale è un interesse commerciale non insignificante, in particolare per quelli che hanno un pubblico che finora vedeva la campagna dirigersi verso una previsione di sconfitta. È abbastanza facile immaginare che le attenzioni del pubblico e dei lettori per la campagna elettorale nei prossimi mesi crescerebbero se la candidata Democratica diventasse – per esempio – Kamala Harris, rispetto alla condizione attuale. E questa crescita di interesse sarebbe preziosa per molte testate, e per quelle i cui lettori maggiormente avversano una vittoria di Trump. Questo non significa dire che la scelta di dedicare più o meno risorse a rivelare la debolezza di Biden e i dubbi tra chi gli sta intorno non generi informazione corrette. Ma l a scelta per i giornali non è solo raccontare cose vere o false, ma anche quanto spazio e frequenza e priorità dare alle cose vere rispetto ad altre cose vere. Ed è una scelta che crea un conflitto di interesse, che forse sarebbe corretto spiegare e condividere, come lo si fa quando degli articoli accurati e fondati possono privilegiare il proprio editore, o un importante inserzionista, o avere altri effetti collaterali positivi per il giornale. Nel lungo, ai giornali americani servono modelli di business aggiornati che continuino a funzionare: nel breve, serve la rinuncia di Biden.

Fine di questo prologo.

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