domenica 9 Ottobre 2022
Una ricerca sull’uso di Twitter citata dal sito NiemanLab dà qualche spunto sulla questione più grande di tutte, forse: prendendo con le molle qualunque ricerca di questo genere. Ma il dato interessante è che la maggior parte degli utenti di Twitter non farebbe parte – come vuole la sensazione più diffusa tra chi si occupa di analisi dell’informazione – di una “bolla” di consenso politico partigiano, in cui ciascuno segue soprattutto account con cui è in sintonia senza entrare in contatto con idee e opinioni diverse. Questo, dice l’analisi, in effetti accade e accade per ogni parte politica: ma riguarda una minoranza. La maggioranza, persino su una piattaforma come Twitter spesso raccontata come la piattaforma dei giornalisti e della politica, segue tutt’altro genere di account – celebrities, soprattutto, o conoscenti – ed è destinataria di pochissimi contenuti di informazione, che vengano dai media giornalistici o dalla politica. La maggioranza non segue giornalisti, opinionisti, commentatori dell’attualità o politici, e dal coinvolgimento nel dibattito politico sta fuori.
Potrebbe persino suonare una buona notizia, considerato quello che è a volte il dibattito politico su Twitter, o altrove. Ma lo spunto è interessante per segnalare quella che abbiamo chiamato “la questione più grande di tutte”: ovvero la quota enorme e preponderante di persone che non viene interessata o coinvolta in generale nell’informazione giornalistica sull’attualità e nella spiegazione del mondo e della realtà (che non necessariamente viene solo dai giornalisti “professionisti” o dalla testate giornalistiche). Tutto quello di cui parla Charlie, per capirsi, riguarda un servizio pubblico di informazione che non raggiunge il grosso delle persone: e i mezzi di informazione che comprensibilmente cercano di conservare mille o diecimila lettori in più dovrebbero ricordarsi, in quello che fanno e in come lo fanno, anche dei milioni e delle decine di milioni che li ignorano.
Fine di questo prologo.
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