domenica 17 Settembre 2023
A scuola si spiegava spesso l’utilità di leggere più quotidiani, “per farsi un’idea” delle diverse scelte sul dare le notizie. Era un’istruzione benintenzionata ma piuttosto fragile: le notizie sui maggiori e più rispettabili quotidiani sono in gran parte le stesse, e seguono un’agenda generale piuttosto conformista (il timore di “prendere un buco” da un concorrente è un esempio di questa limitata autonomia).
Oggi a scuola – mentre proseguono alcuni anacronistici e interessati progetti di lettura dei quotidiani di carta – si fatica a confrontarsi con i nuovi modi di informazione, ed è un peccato: perché quelle buone intenzioni avrebbero molto bisogno di essere applicate al mondo nuovo. Un mondo nuovo che, tra l’altro, offre in maniera molto più efficace quell’opportunità tanto predicata: attingere a fonti di informazione molto diverse e varie, uscire dalle bolle – se lo si vuole e si vuole insegnare a sfidare l’algoritmo -, confrontare i modi di informare nei vari paesi e quelli di siti di assai diversa natura. Il “pluralismo” dell’informazione, per i ragazzi, godrebbe molto di più di un buon uso di internet che dei contributi spartitori che lo stato distribuisce a questa e a quella testata. Cominciando a mostrare nelle news online un’opportunità e non solo un pericolo (“difendersi-dalle-fake-news” è uno slogan spesso piuttosto vuoto, ma crea anche quello un indotto), e cercando di attenuare il gap di contemporaneità tra chi insegna e chi impara. Se lo facesse la scuola sarebbe molto più facile il lavoro che deve fare il buon giornalismo – ovvero la scuola per gli adulti – dopo.
Fine di questo prologo.
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