domenica 10 Marzo 2024
Un giudice federale a Washington ha ordinato una sanzione di 800 dollari al giorno contro una giornalista della rete CBS che si è rifiutata di rivelare la fonte di una serie di reportage per Fox News (dove lavorava allora) che avevano poi avuto degli sviluppi di denunce per la diffusione di alcune informazioni personali su delle pratiche di immigrazione: la sanzione è per ora sospesa in attesa del ricorso ma si applicherebbe fino a che la giornalista non obbedisca alla corte e riveli il nome della sua fonte.
La questione è naturalmente delicata, perché la buona qualità di una parte del lavoro giornalistico è garantita dalla protezione della riservatezza delle fonti, ma è legittimo anche il diritto alla privacy delle persone, le cui informazioni contenute in documenti riservati non sono state protette dagli enti pubblici che le detenevano.
Ma la questione è anche interessante vista da qui perché è un’ennesima conferma di come in paesi democratici ed evoluti sul piano del diritto prevedano che possano esserci limitazioni o sanzioni al diritto di cronaca: e che questo possa entrare in conflitto con altri diritti; e che se l’etica dei giornalisti può suggerire loro delle violazioni, queste violazioni debbano comunque essere sanzionate. Senza scandalo, senza stracciamenti di vesti, senza la pretesa che qualunque rispetto di regole, diritti, privacy, sia un “bavaglio”: ma argomentando nei tribunali e vedendo evidentemente riconosciute le proprie ragioni, o rispettando sentenze avverse. Con la consapevolezza da parte dei giornalisti stessi che esistono regole a tutela di tutti, e che il diritto all’informazione non è l’unico che corre rischi.
Fine di questo prologo.
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