domenica 26 Marzo 2023
Da diversi anni molti giornali in tutto il mondo sperimentano fonti di ricavo “terze” accanto a quelle principali legate alla pubblicità o ai lettori paganti: tra quelle che si sono dimostrate più preziose e più frequentate ci sono quella delle iniziative di formazione (corsi, master, workshop, lezioni varie), quella di pubblicazioni accessorie (libri, riviste, allegati) e quella degli “eventi” cosiddetti. Questi ultimi possono essere festival più ricchi e con frequenze maggiori o singoli incontri pubblici, e dipendere per le loro sostenibilità e profitti da sponsor o dal pubblico pagante. Ma sono anche diventati un canale di conservazione del rapporto con i propri lettori e abbonati, e soprattutto un formato proprio di diffusione e condivisione di informazioni e di giornalismo: come gli articoli di testo, come i podcast, come i video e come ogni occasione che permetta di raccontare la realtà. Lo predica esplicitamente il sito di news Semafor, spiegando che il “live journalism” ha dignità di giornalismo come altri modi più tradizionali in cui il giornalismo viene praticato. Destinare persone, tempo e risorse a consentire che le persone ascoltino dai giornalisti le cose che hanno da raccontare su un palco o dietro una cattedra (o intorno a un falò, se si vuole) fa parte delle stesse priorità di impegnarsi a pubblicare un articolo. “Consideriamo gli eventi come equivalenti al giornalismo scritto o per immagini che pratichiamo, non come un accessorio”, ha detto Ben Smith di Semafor.
Fine di questo prologo.
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