domenica 29 Ottobre 2023
L’attitudine del buon giornalismo di trovare relazioni tra cose apparentemente distanti o di notare contraddizioni tra cose palesemente vicine è venuta un po’ meno sui giornali italiani questa settimana a proposito delle varie notizie relative allo stato del Qatar. Del quale si è parlato molto per il suo ruolo nella crisi israelo-palestinese derivante dal suo cospicuo sostegno a Hamas, l’organizzazione responsabile tre settimane fa di una delle stragi più spietate e disumane del dopoguerra. Ma si è parlato del Qatar anche per celebrare un nuovo accordo di ENI – uno dei maggiori inserzionisti e sovvenzionatori dei quotidiani italiani – con il governo del Qatar, per forniture di gas. Accordi che, attraverso articoli fedeli ai comunicati stampa, sono stati raccontati come un’opportunità per emanciparsi dal gas russo. Le due storie sono comparse sui giornali negli stessi giorni, a poche pagine di distanza, senza nessun collegamento (benché per esprimere differenti critiche la relazione tra i due ruoli del Qatar sia invece stata esposta anche sulla prima pagina del Corriere della Sera), nessuna riflessione – delle molte possibili, non necessariamente critiche dell’operazione di ENI – o nessuna contestualizzazione: come avviene spesso quando viene ripreso un comunicato stampa di un grande inserzionista. A segnalare due ragioni di discussione possibile sono stati il segretario del partito dei Radicali Italiani e quello dei Verdi, che hanno indicato come le due notizie siano a) che il Qatar paga Hamas e che ENI paga il Qatar, e b) che emanciparsi dal gas russo per diventare dipendenti dal gas dei finanziatori di Hamas potrebbe non essere una lungimirante emancipazione.
Fine di questo prologo.
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