domenica 27 Ottobre 2024

Charlie

Il “pluralismo” creato da internet è stato assai analizzato, discusso, apprezzato. Le fonti di informazione si sono moltiplicate, gli spazi di confronto anche, si sono creati milioni di piccole comunità digitali intorno alle occasioni, gli argomenti e le relazioni più diverse.
Oltre a scardinare un novecentesco sistema verticale e unilaterale di diffusione delle informazioni, tutto questo ha però atomizzato e isolato le condivisioni di informazioni, cancellando anche una sorta di conoscenza comune tipica del secolo scorso. I livelli di informazione e conoscenza erano molto variabili, tra la popolazione, ma le informazioni e la conoscenza erano simili, in gran parti condivise.
Adesso è come se tutti sapessero cose diverse: dove prima eravamo società di cerchi concentrici, in cui quello centrale sapeva molte cose e quelli attorno ne sapevano via via sempre meno, ma delle stesse cose, adesso siamo società di “bolle”, ognuna con una sua conoscenza, ognuna parzialmente sovrapposta ad altre ma estesamente autonoma.
Il sintomo più visibile di questa autonomia è l’incredulità con cui ciascuno di noi vive le opinioni o pretese conoscenze di altre bolle. E una conseguenza visibile è la capacità di costruire successi – politici, personali, commerciali – e bolle anche di grandi dimensioni, da parte di narrazioni e comunicazioni che in altre bolle sono completamente sconosciute o totalmente disprezzate.
Certo che c’entra, coi giornali, col loro ruolo, e che c’entra anche con chi glielo ha preso – Donald Trump potrebbe vincere le prossime elezioni avendoli quasi tutti contro – e con tutto quello che possiamo chiamare “giornali” oggi.

Fine di questo prologo.

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