domenica 30 Aprile 2023

Cancellare

Su Charlie abbiamo parlato altre volte delle difficoltà imposte da molti giornali online agli abbonati che vogliano cancellare i propri abbonamenti. È una questione su cui si leggono spesso lamentele sui social network da parte di utenti italiani, ma di cui si discute anche negli Stati Uniti, dove l’introduzione di regole che costringano a maggiori semplicità non ha ancora sconfitto queste pratiche. Il sito del Lenfest Institute (una non profit americana dedicata al giornalismo, che possiede il quotidiano Philadelphia Inquirer) ha pubblicato un accurato report sulle operazioni necessarie per cancellare 22 abbonamenti a testate online statunitensi. Il suo autore, Charles Jun, ha spiegato che per due terzi di queste le cancellazioni sono state piuttosto semplici, fino a un caso in cui sono stati sufficienti tre clic (sul Post ne bastano due, ndr) , ma che per i rimanenti invece gli ostacoli sono stati fastidiosi. Anche le insistenze per fargli cambiare idea – a forza di offerte di sconti – sono a volte state eccessive e invece demotivanti. Jun spiega che per i più avveduti giornali online l’ambizione non deve essere di trattenere artificiosamente chi voglia cancellare ma di capire le ragioni per cui cancella, e ridurre quindi il “churn”, come è chiamata la quota di abbonati persi rispetto al totale. E che una parte sensibile dei “nuovi” abbonati – come sappiamo anche al Post – è costituita da persone che si erano già abbonate in passato e che scelgono di rifarlo dopo un periodo di sospensione: per queste persone l’esperienza passata con la facilità o meno di cancellare è un fattore rilevante nella scelta.

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