domenica 8 Dicembre 2024
Il Los Angeles Times è il secondo quotidiano “locale” degli Stati Uniti per diffusione, dopo il New York Post, e dichiara di avere circa mezzo milione di abbonati digitali. È poi il più grande giornale della costa Ovest, e quindi le sue vicende sono piuttosto rilevanti per il sistema dell’informazione tradizionale americana, malgrado sia un giornale poco presente al pubblico internazionale.
Adesso è in un periodo critico, in cui alle più condivise difficoltà di sostenibilità economica si sono aggiunte delle grosse tensioni generate dalle scelte del già discusso editore Patrick Soon-Shiong (parlammo di lui qui una prima volta tre anni fa) di spingere il giornale verso maggiori indulgenze nei confronti di Donald Trump e dei suoi elettori. Prima c’è stato un rifiuto di pubblicare un endorsement a favore di Kamala Harris (come avrebbe fatto pochi giorni dopo Jeff Bezos col Washington Post) e poi una serie di interventi assai espliciti e rivendicati per spostare le posizioni del Los Angeles Times. Questa settimana ha quindi lasciato, protestando, uno dei columnist (come gli americani chiamano gli autori di rubriche fisse, columns) più importanti del giornale, e la redazione si è indignata per il progetto dell’editore di affidare a un’intelligenza artificiale una valutazione del grado di “partigianeria” (bias) negli articoli del suo stesso giornale.
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