domenica 1 Ottobre 2023
Martin Baron è un giornalista con una lunga carriera in posizioni dirigenziali in due dei più illustri giornali statunitensi: è stato direttore del Boston Globe dal 2001 al 2012, anche durante l’inchiesta sugli abusi sessuali di alcuni preti dell’arcidiocesi di Boston da cui è tratto il film Il caso Spotlight, e questo gli ha dato una notorietà internazionale anche fuori dagli ambiti giornalistici; e poi del Washington Post dal 2013 al 2021, in anni di crescita e di molti successi, accompagnati anche dagli investimenti di Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del quotidiano dal 2013.
Questa settimana il magazine americano Atlantic ha pubblicato una prima anticipazione del nuovo libro di Baron dedicato alla sua esperienza in quella fase speciale della storia del Washington Post, Collision of Power, che uscirà il 3 ottobre: si parla della gestione della redazione, del rapporto con Bezos, della copertura della presidenza Trump, del rapporto con le fonti e degli standard giornalistici del giornale. Nell’estratto uscito sull’ Atlantic ci sono alcuni passaggi proprio sull’autonomia nei confronti degli altri interessi di Bezos: «C’erano molte cose su Bezos e Amazon che il Post doveva coprire e indagare con forza […]. Eravamo determinati ad adempiere ai nostri obblighi giornalistici in totale indipendenza e lo abbiamo fatto senza alcuna restrizione». Fra le altre cose Baron parla della nascita dello slogan “Democracy dies in darkness”, scelto nel febbraio 2017 per essere pubblicato sotto il nome della testata:
«Bezos, fondatore e ora presidente esecutivo di Amazon, aveva acquistato il Washington Post nel 2013. All’inizio del 2015, aveva espresso il desiderio di trovare una frase che potesse racchiudere lo scopo del giornale: una frase che trasmettesse un’idea, non un prodotto; che si adattasse bene a una maglietta; che facesse un’affermazione unicamente nostra, dato il nostro patrimonio e la nostra base nella capitale della nazione; e che fosse allo stesso tempo aspirazionale e dirompente. “Non un giornale a cui abbonarsi”, come ha detto Bezos, ma piuttosto “un’idea a cui appartenere”».
Charlie è la newsletter del Post sui giornali e sull'informazione, puoi riceverla gratuitamente ogni domenica mattina iscrivendoti qui.