domenica 11 Dicembre 2022
Negli anni passati abbiamo raccontato su Charlie le pratiche di “acquisto” di promozione e indulgenze giornalistiche sulle testate internazionali da parte di regimi autoritari, e di cui in Italia – per quanto riguarda la Cina – si è occupata spesso la giornalista del Foglio Giulia Pompili, da tempo attenta alle molte ingerenze indebite del regime cinese nei paesi democratici. Martedì scorso Pompili ha criticato su Twitter , accusandola di una serie di omissioni e falsificazioni, un’inchiesta dell’ Espresso relativa ad alcune di quelle ingerenze.
“Poi però c’è anche un problema. E riguarda il giornalismo italiano e la sua credibilità, che temo si rifletta poi sulla scarsa capacità dei lettori di capirci qualcosa, e quindi anche di essere elettori informati”.
Nel frattempo, il Sole 24 Ore ha ospitato domenica scorsa quattro pagine a pagamento acquistate dal governo cinese, e il Comitato di redazione ha criticato la scelta, “prendendo le distanze”.
“quattro pagine di giornale sono state dedicate a propagandare risultati, prospettive e forza attrattiva dell’economia cinese. Non con servizi giornalistici, ma nell’ambigua forma del “publiredazionale”, dove contenuti pubblicitari vengono tradotti in una grafica che crea un evidente rischio di confusione per chi legge
[…] fare da cassa di risonanza ai messaggi di uno Stato dove il pluralismo politico è nullo, la libertà di espressione e il diritto di critica mai riconosciuti, il diritto anche all’esistenza di minoranze negato, autore di una politica estera aggressiva e imperialista, è a nostro giudizio più che inopportuno, pericoloso.
A peggiorare le cose c’è la recidiva: tempo fa analoghe pagine vennero pubblicate, ce ne lamentammo anche allora e venne preso l’impegno di informare preventivamente la rappresentanza della redazione e di concordare almeno la forma, se non i contenuti. Impegno non mantenuto. Le esigenze del conto economico non possono prevalere su ogni altro tipo di considerazione”.
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