domenica 30 Marzo 2025
Nelle ultime settimane negli ambienti giornalistici statunitensi si è parlato molto del libro di Graydon Carter, infine uscito questa settimana. Graydon Carter è canadese, ha 75 anni ed è stato soprattutto il direttore del mensile Vanity Fair per 25 anni, nell’ultimo periodo in cui quella e altre riviste americane sono state protagoniste non solo dell’informazione ma anche di un’élite culturale e mondana fertile e ricca, che ha prodotto grande giornalismo assieme a grande jet set, prima che le innovazioni tecnologiche demolissero quell’oligopolio e le sue fortune. Carter è stato perfetto rappresentante di quel periodo e di quel mondo, con la sua capacità di gestione del giornale ma anche di gestione di quell’ambiente e delle sue mondanità (e i suoi completi e la sua chioma hanno completato esteticamente il quadro). Per questo l’uscita del suo memoir è una specie di nostalgica celebrazione di un’epoca finita e di un periodo di grandi disponibilità economiche, comunque speciale sia per chi la rimpiange che per chi la considera oggi eccessiva e frivola, e quindi ha ottenuto molte attenzioni sui giornali.
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