domenica 24 Aprile 2022
C’è una “stanchezza” nei servizi sostenuti da abbonamenti, dopo i successi degli ultimi due anni. È più visibile in settori di maggiore successo, come sta accadendo con Netflix o con il nuovo e già morto progetto di CNN+, ma riguarda anche i giornali e le fortune che i più avveduti tra loro hanno avuto ultimamente : fortune a cui hanno concorso il generale ritorno – limitato ma prezioso – di disponibilità a pagare da parte dei lettori e le abitudini e necessità di informazione create dalla pandemia. Ora però quegli abbonati vanno conservati, e i dati di molte testate mostrano che negli ultimi mesi le crescite sono molto rallentate, quando non si sono proprio arrestate, per una varietà di ragioni: i lettori sono impensieriti dalle prospettive economiche non confortanti, le richieste di informazione continua e aggiornata si stanno attenuando, la competizione tra i vari servizi in abbonamento è affollata, un primo cerchio di abbonati potenziali è stato forse saturato , e ora bisogna lavorare sugli altri .
Probabilmente era prevedibile, e l’entusiasmo per i successi – per chi li ha avuti, una minoranza – ha distratto dalla necessità di arrivare preparati al loro rallentamento. Ma il capitale economico e di esperienza di questi due anni – sempre per chi ha saputo costruirlo – permette di trovare soluzioni e dà il tempo di costruire un’offerta di maggiore qualità e rafforzare il legame con i lettori che pagano.
Fine di questo prologo.
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