Federico Mompou e King Kong
Quando un gigante si dedica alle piccole cose, è come se il mondo si fermasse. La mano di King Kong che solleva da terra la bionda creatura, portandola all’altezza del suo volto: i suoi occhi la studiano, un sorriso di meraviglia si stampa sul suo faccione. La dolcezza di un gesto leggero come una piuma, compiuto da chi potrebbe strappare un albero dalle sue radici o abbattere un palazzo con la sua forza. Forse King Kong, in quella creatura così piccola per lui, trova semplicemente ciò che fa andare avanti il mondo: l’inaspettato.
Chi non conosce ancora la musica e l’arte di Federico Mompou deve tenere a mente il segreto delle piccole cose, perché quando i giganti della musica si dedicano alle piccole cose, i risultati sono mirabolanti.
Mompou era catalano e arrivò giovanissimo a Parigi già più francese dei francesi, per diventare nel corso del Novecento il pianista dei pianisti. Alcuni ne parlano come dell’unico erede di Debussy, non a torto: il suo essere “impressionista” è chiaro e lampante. Scrive per pianoforte, non ama esibirsi dal vivo, ma solo per gli amici in piccoli concerti privati. Passa tra le guerre del Novecento e arriva a incidere lui stesso la sua musica negli anni Settanta. I suoi suoni colpiscono altri giganti. Non solo Arthur Rubinstein, anche Arturo Benedetti Michelangeli suona le sue cose dal vivo e sembra trovare nelle pagine di Mompou il giusto riposo dopo camminate infinite tra le vette di altri virtuosismi. Perché Mompou, come i veri giganti, non ha nulla da dimostrare. Il suo virtuosismo non è fatto di scale e ottave vertiginose, ma di pochi suoni al posto giusto che teletrasportano l’ascoltatore in un mondo parallelo. Impressioni intime, Scene d’infanzia, Dialoghi, Canti magici, sono titoli semplici e perfetti per spiegare la sua ricerca. Le sue composizioni sono miniature, raramente arrivano a più di cinque minuti. La maggior parte, entro i due minuti raccontano tutto quello che c’è da raccontare.
La Testa di toro di Picasso: un sellino e un manubrio di bicicletta.
Ecco la meraviglia, gli occhi di un gigante, di uno che a sedici anni sa dipingere come Raffaello e che quando decide di piegare lo sguardo verso il basso, attingendo al semplice quotidiano, trova due pezzi di ferro e ci fa vedere un altro mondo. La musica di Mompou è fatta da un sellino e un manubrio, senza essere fatta con materiali di scarto o riciclati. È la poesia che si nasconde tra le pieghe del quotidiano, haiku di suoni nascosti dentro un cassetto. È la mano di King Kong che accarezza leggera i lunghi capelli biondi della creatura che non sa ancora di amare.