La storia di Genji
Voglio raccontarvi un libro. Non ve lo riassumo, vorrei invece suonarvelo, o meglio portarvi a trovare quei suoni che si scoprono tra le sue pagine. I suoni del primo romanzo al mondo: il “Genji Monogatari”, ovvero “La storia di Genji” di Murasaki Shikibu.
Chi non lo ha mai sentito nominare, deve immaginarsi che per i giapponesi ha lo stesso valore della nostra Divina Commedia o de I Promessi Sposi. Si studia nelle scuole e, come noi con Manzoni, non lo si legge tutto nemmeno sotto tortura. Lo si ama e lo si odia. Confermo che la prima cosa che ogni amico giapponese mi dice quando sa del mio lavoro sul Genji è “Ma lo hai letto tutto??”, per dire che effettivamente la lettura non è del tutto facile, perlomeno per come siamo ormai abituati ad affrontare un romanzo moderno.
Perché le storie si intrecciano, i personaggi spesso cambiano nome, le parentele si allargano, ma sempre di romanzo si tratta, del primo romanzo al mondo, scritto poco più di mille anni fa da una dama di corte che a mio modesto parere aveva poteri che nemmeno Wonder Woman. Una stesura a mano durata anni, in segreto, in un ambiente in cui le donne non potevano certo vendersi come artiste o letterate. Certo un ambiente privilegiato, quello di una delle corti imperiali, probabilmente noioso quanto estremamente votato alla contemplazione della Bellezza.
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