Dal No Pass al Non Poss
Ma cosa vogliono questi residenti all’estero da noi? Se sono residenti all’estero ci sarà pure una buona ragione. Forse non amano risiedere in Italia. E allora che se ne stiano all’estero. Vogliono pure rimpatriare e pretendono che le loro vaccinazioni (uguali a quelle che si fanno in Italia) vengano riconosciute per poter ottenere il Green Pass? Troppo facile. Il Green Pass ve lo sognate. Dopotutto sulla fialetta del vostro vaccino non c’è scritto Vaxzevria, c’è scritto AstraZeneca, oppure Covishield.
Sì, sì, lo sappiamo che sono tutti gli stessi e identici vaccini commissionati dall’Oxford Vaccine Group a diversi produttori. Sappiamo anche che in Italia fino al 30 marzo di quest’anno Vaxzevria si chiamava AstraZeneca. Però noi sull’elenco dei vaccini approvati distribuito alle Ulss per rilasciare il Green Pass abbiamo scritto “Vaxzevria (AstraZeneca)”. Non importa che AstraZeneca (AstraZeneca) o Covishield (AstraZeneca) siano esattamente identici a Vaxzevria (AstraZeneca). Che insomma siano tutti lo stramaledetto AstraZeneca con uno stramaledetto nome diverso. Ci è chiaro. Ma noi non ve lo diamo il Green Pass. Non siete i No Pass, siete i Non Poss. Avete voluto andare all’estero? E adesso vi arrangiate.
Continuate pure a scriverci dall’Australia, dall’India, dalla Serbia, dal Canada, dal Regno Unito. O dall’Italia dove vi trovate senza poter avere il Green Pass obbligatorio pur essendo regolarmente vaccinati. Continuate pure a scrivere ai giornali o sui giornali. A parlarne alla radio. E continuate pure a spiegare nelle vostre lettere imploranti che non vedete i genitori da un anno e mezzo, che avete osservato tutte le regole, i lockdown, i divieti di viaggio, ma che questo proprio non lo capite. Non vi risponderemo. Ah, dite che sono più di 5,3 milioni gli italiani residenti all’estero? Dite che 2,7 milioni di essi sono residenti in Paesi fuori dall’Unione europea e che molti di loro hanno fatto vaccini identici a quelli fatti in Italia, ma con un nome leggermente diverso? E che in 15 Paesi dell’Unione europea questi vaccini approvati dall’Organizzazione mondiale della Santità sono validissimi per ottenere il Green Pass? Non ce ne importa niente. Abbiamo cose ben più serie a cui pensare. Come imporre il Green Pass obbligatorio per tutti i lavoratori. Ah, dite che siete lavoratori anche voi, che lavorate nelle sedi estere delle aziende italiane e dovendo tornare in Italia per periodi di lavoro non potete avere il Green Pass? Affari vostri. Così imparate ad emigrare. Ah, dite che c’erano poche alternative? Che fa parte della realtà del lavoro doversi spostare all’estero per cercare alternative d’impiego, soprattutto se si è giovani in questi anni di crisi? Che in 10 anni l’Italia ha perso 250 mila giovani all’immigrazione? Non è un problema nostro. Rivolgetevi al Ministero del Lavoro, noi siamo quello della Salute, abbiamo altre priorità. Figuriamoci se abbiamo tempo di rispondervi, non rispondiamo nemmeno alle richieste di informazioni dei giornalisti dei quotidiani nazionali. Siamo un centro di potere importante in questo momento, possiamo fare come ci pare.
E poi dobbiamo imporre il Green Pass in tutto il Paese e convincere gli indecisi a vaccinarsi. Ah, dite che voi siete già vaccinati e che il medico vi impedisce di farvi un’altra dose in Italia, pur di ottenere il Green Pass, perché non sono ancora passati i mesi sufficienti dall’ultima dose (che per i medici e per la scienza invece è più che valida)? Che la vostra carica antivirale è troppo alta per potervi fare un’altra iniezione? Affari vostri.
Dite che andare avanti a tamponi rapidi ogni 48 ore costa dai 15 ai 20 euro ogni volta (circa 300 euro al mese di tamponi) ed è piuttosto disagiante, soprattutto perché in realtà siete già vaccinati? Ma voi siete degli emigrati, no? Avrete pur trovato un lavoro che paga meglio che in Italia… E allora pagatevi il tampone, anche se in realtà siete già vaccinati e dovreste avere il Green Pass. Queste sono le regole. Niente Green Pass per voi. E niente tessera sanitaria se siete nati all’estero, a proposito.
E niente risposte alle vostre domande. Continuate pure a scrivere al Ministro Roberto Speranza oppure al direttore del dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, all’email segr.dgprev@sanita.it Tanto noi non rispondiamo da settimane, da mesi, abbiamo cose più serie da fare che pensare ai vostri problemi di Green Pass. Tamponatevi, arrangiatevi. Siete solo 2,7 milioni. Ma siete residenti all’estero e per noi contate ben poco. Tornatevene là.