I ragazzi non amano gli e-book
Secondo uno studio realizzato per la Booksellers Conference del 2015 il 64 per cento dei giovani tra i 16 ed i 24 anni preferisce i libri cartacei e il 20 per cento è indifferente al formato: dunque pochi risultano gli utilizzatori di e-book.
Ho due figli adolescenti che sono discreti lettori. Vedono e toccano libri da sempre, perché la casa ne è piena, come è piena di dispositivi elettronici, smartphone, tablet e ovviamente e-reader, che passano di mano in mano a ogni upgrade.
Eppure il libro cartaceo resta per loro l’unico supporto per la lettura, quella vera, quella di libri appunto. Anche quando l’opera letteraria è figlia di Internet, come per i mitici Youtuber tipo Tyler Oakley o Dan Howell (sì, confesso, ho dovuto comprare i loro libri), la pretesa d’acquisto è rigorosamente in formato cartaceo e se si passa davanti a una libreria sono i ragazzi ad entrare, per uscire con un libro che poi magari non leggeranno mai; ma quell’oggetto, il libro, ha mantenuto un fascino in sé, che talvolta prescinde dal contenuto.
Nella mia esperienza, nella (vana) lotta quotidiana a regolamentare e limitare l’uso dei dispositivi elettronici, lo schermo del Kindle, l’unico ammesso senza restrizioni, è spento da mesi sul comodino, sotto libri di carta. In effetti è un dispositivo un po’ sfigato. Gli altri aggeggi elettronici sono dei passaporta straordinari che contengono voci e immagini di amici, video, musica e giochi, insomma il mondo di un adolescente e non solo, mentre il Kindle ti apre solo alle parole, ma senza alcuna interazione, senza reale comunicazione, e soprattutto senza l’emozione del libro.
È stata proprio una ragazza della Net Generation a farmi capire perché il libro non morirà mai, in un post pubblicato diversi anni fa nella sezione “teen opinion” del Guardian, che è una sezione della testata molto bella, scritta dai ragazzi. Beth, questo il nome dell’autrice, racconta quante emozioni un libro può conservare per anni nello scaffale di una libreria e chiude il pezzo senza possibilità d’appello:
Lo schermo del Kindle “frizza” quando, in un momento di tristezza, una lacrima cade. Un libro assorbirebbe la mia lacrima come un amico può far sua la mia tristezza, ma il Kindle è una macchina, e respinge le mie emozioni. Non sostituiremmo mai gli umani con dei robot, dunque perché dovremmo farlo con i libri?
Ecco, il rapporto tra e-book e libri è uno dei più affascinanti nella complessità generata dalla digitalizzazione dei contenuti, e può fornire confortanti spunti di riflessione anche per la più complessa digitalizzazione delle nostre vite e di questo tempo.
Stiamo già sostituendo gli umani con algoritmi e robot, ma finché i ragazzi leggeranno i libri di carta, apprezzando il valore di quel contatto al tempo stesso fisico e immaginifico, credo si possa star moderatamente tranquilli.
P.S.: io leggo quasi esclusivamente su kindle: le mie letture con il formato elettronico diventano ubique, disponibili su tutti i dispositivi e soprattutto posso leggere senza inforcare gli occhiali, che quando sei a letto, con la testa sul cuscino, c’è sempre la stanghetta che si inclina o la montatura che copre la riga finale della pagina. Però penso a quanti libri mancano nella mia libreria, persi, con le emozioni che mi hanno regalato, nella memoria del kindle; e così quando leggo che nel 2015 nel Regno Unito le vendite degli e-book sono diminuite ed è cresciuta per la prima volta dopo anni la vendita di libri stampati, beh, sono contento, come son contento che i ragazzi non amino gli e-book.