Il Web Invisibile dello streaming legale

Il pezzo di Mantellini su Google e la Grande Bellezza mi spinge ad una considerazione, che non c’entra nulla con il motore di ricerca, ma riguarda i film, la pirateria, la miopia dei titolari dei diritti di copyright e la visione che le Major hanno del web.

La ricerca di Mantellini su la Grande Bellezza non ha rivelato un solo servizio online che permettesse di vedere legalmente, pagando il dovuto, un film reso disponibile al pubblico a maggio dello scorso anno; un film ormai fuori programmazione nelle sale e disponibile per l’acquisto solo in DVD. Google non lo trova perchè non c’è. La Grande Bellezza, se vuoi te lo compri su supporto fisico, ma una versione online legale non c’è. Che poi, visto che forse corre per l’Oscar, per mesi sarà inaccessibile. E’ il complicato mondo delle famose “finestre” di distribuzione (qui una sintesi del loro funzionamento) che affligge il settore dell’audiovisivo alimentando la pirateria. Io pagherei il giusto per vederlo quel film, mica lo voglio piratare: con buona pace degli autori che non incassano i miei soldi, vien da chiedersi chi trae beneficio da questa politica di inaccessibilità.

Ma c’è di peggio. Provate a fare una ricerca su Google con di un qualsiasi film uscito negli ultimi 50 anni, e provate con quelli che sono certamente disponibili a noleggio o in acquisto legale sulle due o tre piattaforme di video on demand accessibili dal web in Italia. Io ho provato con Un pesce di nome Wanda ,che con un ritardo di circa 10 anni è ora disponibile a noleggio online, e con E.T. Niente, sui motori di ricerca solo offerte di streaming illegale o improbabili dowload da server misteriosi. Non è colpa di Google o Bing che si dilettano a promuovere l’illegalità: è che la tanto invocata offerta legale non è presente sul web perchè non è indicizzata dai motori di ricerca.

Oggi l’offerta legale dell’audiovisivo è come il mitico dark web, il web invisibile: c’è, limitata ma c’è, solo che non esiste.

Quello che i produttori chiamano offerta legale è ancora molto distante dal concetto di “accesso” a cui internet ci ha meravigliosamente abituato: cerco un contenuto su Google, quello che in quel momento mi serve, lo trovo (se faccio una ricerca un po’ più mirata di quella di Mantellini), se a pagamento lo pago e ne fruisco. Punto. Non è questione (solo) di gratuità, ma di accesso e disponibilità. La gratuità con la fruizione illegale c’entra molto meno di quanto si ostinano a propagandare i titolari dei diritti, che si fanno schermo della piaga della pirateria per mascherare l’inaccettabile rifiuto a confrontarsi sul mercato dei contenuti in rete.

L’industria dell’intrattenimento si ostina a proporre piattaforme chiuse, isolate dal web, che rifiutano di esser indicizzate sui motori di ricerca, e dunque di competere, non con la pirateria, ma con nuovi modelli di distribuzione. Pretendono di esser proprietari non solo dei film, ma anche della nostra fruizione, nel modo e nel tempo (e più legittimamente nel prezzo). E sono terrorizzati non tanto dagli utenti, ma da nuovi players, da nuovi servizi che potrebbero mettersi in concorrenza nell’offerta legale; offerta che loro hanno il potere di render illegale, trasformandola in utile “pirateria” negando licenze e autorizzazioni. E questo non ha nulla a che vedere con la tutela degli autori e dei creatori, anzi, ma è l’anacronistica difesa di un monopolio distributivo inattuale, sorto di un’altra epoca.

Per limitare la piaga della pirateria nell’audiovisivo, forse basterebbe stabilire che è legittimo mettere gratuitamente a disposizione del pubblico qualsiasi contenuto che, pur essendo già posto legittimamente in commercio, non sia legalmente fruibile e visibile sul web. Forse si darebbero tutti una mossa a proporre una reale offerta legale nella fruizione dei loro contenuti, scoprendo che su internet un buon servizio lo si paga volentieri.

 

Aggiornamento: nella notte, su twitter @StanKolja ha rivelato che La Grande Bellezza è disponibile  -da alcuni gorni, a noleggio e parrebbe solo sino al 30 gennaio- sulla nuova piattaforma VOD del gruppo Mediaset. Dal web è impossibile trovarlo, neppure con una ricerca mirata (tipo “La Grande Bellezza noleggio online”, almeno sino alla pag.10 di Google). Ammetto l’errore, che però a mio giudizio non sposta, ed anzi conferma, quanto ho sostenuto: le modalità con cui è gestita l’offerta legale dei film online in Italia di fatto agevola la pirateria.

Carlo Blengino

Avvocato penalista, affronta nelle aule giudiziarie il diritto delle nuove tecnologie, le questioni di copyright e di data protection. È fellow del NEXA Center for Internet & Society del Politecnico di Torino. @CBlengio su Twitter