Lo strano caso Lajello
Lajello compare in rete in una fredda mattina di fine 2009, su aNobii, il social network dedicato ai libri ed alla lettura.
Tutto inizia al Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino dove un gruppo di ricercatori dell’ARCS (Applied Research on Computational Complex System) studia i complicati link e le dinamiche che si formano nei social media e sul web. Fanno data mining sulle enormi quantità di informazioni che quotidianamente immettiamo in rete, sui social network.
Nel loro lavoro il “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei” può declinarsi al futuro: dimmi con chi vai e ti dirò non solo chi sei, ma chi sarai domani, chi conoscerai, dove andrai nelle prossime ore, cosa comprerai e chi voterai.
Incrociando i dati di un utente con quelli degli “amici”, studiandone le relazioni e le dinamiche, possono ottenere non solo accurate profilazioni dell’oggi, ma tentare di costruire algoritmi per prevedere le condotte di domani. Non sono gli unici. All’Università di Birmingham pensano al telefonino che sa dove andrete (tanto per dire, siamo in Inghilterra ma il ricercatore è italiano e dietro c’è Nokia): sulla base dei soli nostri dati, possono ipotizzare dove saremo domani a quest’ora con un margine di errore di circa un chilometro, ma con l’aiuto dei nostri amici (e dei loro dati) sbagliano al più di 20 metri.
Torniamo agli intrepidi minatori di dati dell’ARCS ed alla nascita di Mr.Lajello.
A fine 2009 i nostri piazzano un bot (abbreviazione di robot) sul noto social network aNobii creando un account a nome Lajello. Lajello deve scansire (crawling) le pagine del sito e raccogliere dati sulle dinamiche dei collegamenti tra i vari utenti.
Il profilo di Lajello è ovviamente totalmente vuoto. Non ci sono dati personali, non un solo libro, non una recensione, niente amici, nulla. Lajello, essendo un robot, sa inizialmente fare una sola cosa: esegue a cadenze prestabilite una visita alle varie librerie degli utenti rilevando dati. Null’altro.
Tutto regolare, un bot come tanti, se non fosse che nel luglio 2010 aNobii implementa il sito con nuove funzionalità e inserisce una pagina di statistiche per cui ogni utente può vedere sul suo profilo chi ha visitato la sua libreria. Ovviamente anche Lajello inizia a lasciare costanti tracce della sua attività.
Nell’arco di qualche mese Lajello diventa uno degli utenti più popolari sul social network con 2435 messaggi pubblici da 1.263 utenti diversi, oltre 200 messaggi privati, più di 66.000 visite al suo profilo (totalmente vuoto), e decine di amici e connessioni sociali. Tutte ovviamente unilaterali. Ad ogni visita del bot, gli utenti reagiscono con visite e messaggi allo strano, muto ed anonimo utente.
Considerando le dimensioni piuttosto limitate della rete aNobii, Lajello acquisisce in pochi mesi numeri da far impallidire Grillo.
A fine 2011 Lajello è il secondo utente per numero di persone che lo contattano sulla sua bacheca pubblica (il primo è un noto scrittore) e il 28esimo per il numero di messaggi ricevuti.
E che messaggi.
Si aprono gruppi di discussione e fan e detrattori del misterioso utente animano forum e blog (Jane aveva capito)
A questo punto i ricercatori, si ritrovano con un robot divenuto popolare e provano a valutarne il grado di autorevolezza e di influenza sulla comunità.
A loro è noto che popolarità ed autorevolezza non sono tra loro direttamente proporzionali: la sfida è invitante.
Decidono così di far fare al robot un’ulteriore attività. Nella notte dell’8 novembre 2011 Lajello invia un messaggio a circa 3000 utenti italiani di aNobii, consigliandoli di stringer amicizia con altri utenti, selezionati in parte sulla base di modelli predittivi di affinità, in parte a caso.
Vi risparmio i diversi schemi utilizzati dai ricercatori e le complesse analisi ricavate dalla ricerca. Il risultato è che oltre metà degli utenti che conoscevano -si fa per dire- il misterioso Lajello accettano la proposta, ma solo se questa è sensata, ovvero basata su modelli di affinità (tipo quelli del “simile a te” che usa ad esempio twitter e che ogni tanto ci accomuna a profili da denuncia per diffamazione).
Lajello, ovvero un algoritmo che simula limitatissime azioni umane, è dunque divenuto in alcuni mesi uno degli utenti più noti nella comunità letteraria e si rivela anche piuttosto influente.
Lajello sarà ucciso pochi giorni dopo l’8 novembre dai gestori della piattaforma, che sospendono l’account e cancellano i messaggi sulla sua bacheca.
In sua memoria son sorti alcuni cloni. Vi è a tutt’oggi un utente che si chiama Lajello Gemello: ovviamente dal profilo vuoto come il suo mentore meccanico.
Che i social network siano pieni di profili falsi generati da macchine o creati da umani per i più disparati fini lo sanno tutti, e le polemiche di questi giorni sui follower di Grillo sono risibili. Provate qui a controllare quanti fake (bot?) avete tra i vostri seguaci su twitter, quanti sono inattivi e quindi sospetti, e quanti i vostri interlocutori reali.
Le dinamiche delle reti sociali legate ai servizi di condivisione sono un mondo in gran parte inesplorato, che riserva sorprese stupefacenti. La gara a chi ne ha di più -di follower, like ed interazioni varie- lascia il tempo che trova: popolarità, autorevolezza e capacità di influenzare le comunità on line seguono percorsi complessi, peculiari in ogni rete sociale, analogica o digitale che sia. Difficile non pensare a Peter Sellers in Oltre il giardino ed alla fama di Chance.
Qui`la ricerca People Are Strange When You’re a Stranger: Impact and Influence of Bots on Social Networks di Luca Maria Aiello, Martina Deplano, Rossano Schifanella, Giancarlo Ruffo del Computer Science Department dell’ Universita degli Studi di Torino.