L’Autorità indipendente per le nomine delle autorità indipendenti
Le autorità indipendenti in Italia sono:
Agcm – Autorità garante della concorrenza e del mercato
Avcp – Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture
Agcom – Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
Ageeg – Autorità per l’energia elettrica e il gas
Cgsse – Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali
Consob – Commissione nazionale per le società e la borsa
Covip – Commissione di vigilanza sui fondi pensione
Garante privacy – Garante per la protezione dei dati personali
Isvap – Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo
Civit – Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche.
In arrivo c’è l’autorità indipendente per i trasporti, già prevista e da attuare entro fine giugno (l’acronimo non c’è ancora) e si parla di una nuova autorità, sempre ovviamente indipendente, per controllare la spesa pubblica e di una per verificare i bilanci dei partiti e scongiurare i Lusi ed i Belsito.
Sono più di 30 anni che i giuristi si interrogano sulla natura di queste amministrazioni indipendenti teoricamente imparziali e politicamente irresponsabili. Nella nostra costituzione non ve ne è traccia, tanto che son considerati organi extra-costituzionali.
ll fenomeno non è solo italiano, e alcune delle nostre Autority sono imposte dall’Europa: dovrebbero disciplinare e vigilare in settori dell’amministrazione dove sono richieste specifiche competenze tecniche e dove lo Stato stesso è direttamente coinvolto come parte, così da scongiurare possibili conflitti di interessi.
Se non chè in Italia alcune fragilità di sistema rendono patologico il loro proliferare e la loro regolamentazione. Nel nostro paese la rappresentanza degli interessi particolari ha ormai pervaso e superato ogni residua rappresentanza politica, e negli ultimi 20 anni il concetto di “conflitto di interessi” è stato di fatto cancellato dall’ordinamento e dal comune sentire. Il ricorso alle Autorità Indipendenti rischia di diventare solo un utile strumento per gettare la palla oltre il perimetro delle istituzioni democratiche, delegando scelte controverse ad enti formalmente indipendenti che sono politicamente irresponsabili. Le Autorità infatti non rispondono del loro operato ai cittadini, né agli elettori, e neppure agli altri poteri dello Stato da cui dovrebbero essere appunto indipendenti. I membri sono inamovibili, e non esiste per loro alcuna responsabilità politica. Il controllo dei giudici sul loro operato è limitato.
Sulla base di una presunta legittimazione tecnocratica (smentita e vanificata nei fatti dalle modalità di nomina dei vertici), a cui è accostato con un certo ardimento l’aggettivo indipendente, vengono di fatto sottratte alle salutari strettoie costituzionali della democrazia parlamentare delicate scelte politiche. Pensiamo ad Agcom: difficile vedere nei poteri di questa autorità sulle reti di comunicazione elettronica banali atti esecutivi di amministrazione. Lì dove il codice sorgente è legge, ogni scelta tecnica può diventare scelta politica.
Grazie alle Autorità Amministrative indipendenti, pezzi importanti nel governo della cosa pubblica vengono burocraticizzati e di fatto sottratti al controllo democratico.
Mantenere il controllo ferreo sui tecnocrati irresponsabili delegati alla bisogna è elemento essenziale dell’operazione. Non ci si può stupire delle indecenti modalità di nomina. Per risolvere il problema, dopo il moto d’indignazione suscitato per Agcom e Garante della privacy, mi aspetto a breve una soluzione in linea con i tempi: avremo presto una Autorità Indipendente per la valutazione e la trasparenza delle nomine alle autorità indipendenti