Il Monte Fuji in un leporello
“La Grande onda di Kanagawa” di Hokusai è probabilmente l’opera d’arte giapponese più famosa in Occidente, sopravvive in circa cento esemplari tra le cinquemila xilografie originali, a cui vanno aggiunte centinaia di migliaia di riproduzioni che avrete visto ovunque: su magliette, tazze, ombrelli e appese nei bagni e nei saloni vostri o dei vostri amici. Fa parte della serie 36 vedute del Monte Fuji, che Hokusai pubblicò nel 1831 a 70 anni e che è considerata una delle più celebri dello stile ukiyo-e, la stampa su carta impressa con matrici di legno che raccontava lo ukiyo, il “mondo fluttuante” dei divertimenti, delle cortigiane, delle geishe, del teatro e dei piaceri fiorito a Edo, l’antico nome per Tokyo, e altre grandi città come Osaka e Kyoto.
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Il genere nacque nel Seicento per abbellire le case borghesi, ma si fece rarefatto nell’Ottocento e trasformò il vitale edonismo nella contemplazione del paesaggio: sereno, indifferente o minaccioso verso le formicolanti attività umane che lo circondano. Il Monte Fuji consentiva perfettamente questa doppia rappresentazione: Hokusai lo dipinge come unico protagonista o sullo sfondo, immutabile, a fare da perno a cavalieri, contadini, pescatori di vongole, pellegrini, gru, domestiche, ponti e naufragi. Nello stile ricercato e innovativo confluiscono la tradizione pittorica giapponese e la prospettiva occidentale, simmetria e asimmetria, staticità e movimento, linee eleganti e colori fluidi.
Ora, anziché limitarvi alla “Grande onda” potrete possedere ed esporre tutte e 36 le vedute grazie alla casa editrice L’Ippocampo, che le ha stampate insieme in un libro a leporello, racchiuso in un cofanetto e accompagnato da un libriccino che descrive ogni stampa. (Lo trovate qui sul sito dell’Ippocampo, qui su Amazon o qui su IBS).
Il leporello è un formato composto da un’unica striscia di carta che si ripiega a soffietto: non ha una rilegatura ed è usato soprattutto nei libri illustrati, perché consente di dispiegare la narrazione o esporre a fisarmonica le pagine una dopo l’altra (in questo caso vi servirà una parete o un muro molto lungo). Il nome viene da un personaggio del Don Giovanni di Mozart, il servo Leporello che, nell’aria Madamina, il catalogo è questo, elenca le amanti del suo padrone srotolando il lunghissimo foglio in cui le ha annotate (2065: 640 in Italia, 1003 in Spagna, 231 in Germania, 100 in Francia e solo 91 in Turchia).