Dall’album di famiglia
SaveFamilyPhotos è probabilmente uno dei progetti più belli che potete trovare su internet, sempre che vi piacciano le vecchie foto e le belle storie. L’ha iniziato l’anno scorso la fotografa Rachel Lacour Niesen, che viene da una famiglia particolarmente affezionata agli album e ai racconti di famiglia. I suoi nonni avevano appeso su una parete della loro casa le foto più belle e più significative dei loro genitori, figli e parenti, su cui amavano ripetere storie e aneddoti: «su quel muro vedevo facce piene di speranze e di sogni ben prima della mia esistenza. La mia storia è iniziata prima di me». Dopo la morte del nonno, Lacour Niesen ha scannerizzato le foto che raccontavano la sua vita – dall’infanzia al servizio militare, dal matrimonio ai momenti felici con figli e nipoti – e le ha pubblicate su Instagram: era il modo migliore per ricordarlo e raccontare chi era stato. Ha poi invitato i suoi amici e parenti a fare lo stesso, e condividere su quella pagina le immagini e le storie delle persone che amavano, a cui dovevano tanto, e che magari non c’erano più.
Lacour Niesen ha iniziato presto a ricevere foto da sconosciuti da un po’ ovunque: le mandavano foto di mamme, nonni, zie lontane, sempre accompagnate da un aneddoto su di loro. Ora sono migliaia, e le potete trovare sul sito, su Instagram o su Facebook, dove chiunque può pubblicare liberamente una foto e una storia.
Nell’ultima settimana, in occasione della Festa della mamma, Lacour Niesen ha invitato i suoi lettori a condividere le foto delle donne – nonne, zie, mamme, sorelle maggiori – che hanno avuto un ruolo importante nelle loro vite, e ha poi selezionato le più belle per l’account Instagram del New Yorker (le trovate tutte qui).
«Mia nonna e le sue amiche si sono scattate questa foto in una cabina fotografica negli anni Quaranta. Per me è sorprendente. Sembrano così regali e moderne, ma erano tre semplici operaie. Lei era mezza indiana e americana e la sua era una famiglia rurale con 13 figli della Louisiana del sud. All’epoca le ragazze si sposavano presto, quindi a 13 anni si sposò con mio nonno che ne aveva circa 10 anni di più ed era appena tornato dalla Seconda guerra mondiale. A 20 anni aveva già tre figli. Era una cuoca straordinaria, le piaceva curare il giardino e pescare. Il ricordo più bello che ho di lei è di quando stava seduta sulla riva del fiume Pearl, mentre pescava con la lenza e fischiettava una canzone folk. È morta l’estate scorsa, tre mesi dopo che era morto mio nonno».
«A volte i ricordi più semplici sono i migliori. I bei vecchi tempi! Mia mamma (al centro), la sua migliore amica, Shirley (a sinistra) e un’altra amica in spiaggia, all’inizio degli anni Quaranta. Più invecchio, più trovo preziose queste vecchie foto di mia mamma».
«Possiamo fermarci tutti un minuto e riconoscere che mia nonna Shirley era una gran bellezza? La foto venne scattata nel 1954 nella casa dei suoi genitori a Buhl, nell’Idaho, quando aveva 18 anni. Probabilmente la spedì a mio nonno in una lettera, che allora era arruolato in Marina. Oggi mia nonne ha l’Alzheimer. Ogni volta che la guardo, rivedo in lei questa ragazza giovane e piena di vita. L’Alzheimer si sarà pure portato via la sua testa, ma non potrà mai rubare il suo spirito».
Elizabeth “Libby” Wilhelm Woods. My grandmother. Peacemaker, globe trotter, family hub, polka-dot lover, redhead, back scratcher, snuggler, care giver, handbag collector, orange tic-tac sharer, Friday night dinner date, native Floridian, family historian, big sister, little sister, mother and my favorite person to have shared my childhood with. She is also my company’s namesake. She was brilliant. ~shared by @eugeniawoods Una foto pubblicata da New Yorker Photo (@newyorkerphoto) in data:
«Elizabeth “Libby” Wilhelm Woods. Mia nonna. Riconciliatrice, giramondo, centro della famiglia, amante dei pois, rossa, dispensatrice di coccole, grattini alla schiena e TicTac all’arancia, collezionista di borsette, organizzatrice di cene del venerdì sera, originaria della Florida, storica di famiglia, sorella maggiore, sorella minore, mamma, e la persona con cui più di tutte mi è piaciuto crescere».
«Questa è la mia bisnonna Borghild, Bobbie a 16 anni. Sta ridacchiando e facendo l’imbranata sulle spalle di uno sconosciuto gentiluomo, in una spiaggia di Chicago negli anni Dieci del Novecento. Nana si portava sempre dietro me e mio fratello nella sua stanza quando andavamo a cena dai nonni (da vecchia era andata a vivere da loro); tirava fuori una scatola di caramelle e ce ne lasciava mangiare qualcuna prima di cena. All’epoca per me era soltanto “Nana”, ma era ancora spavalda come da ragazzina. Amo questa foto perché anche se si vede che è “Nana”, è anche soprattutto “Bobbie”. Sembra una ragazza di oggi: i capelli al vento, un sorriso enorme, neanche una preoccupazione al mondo. […] Nana è morta nel sonno pochi giorni dopo aver fatto 90 anni, quando io ne avevo solo sei. Ma il suo ricordo, la sua vita, il suo spirito vivono tutti dentro di me».
«Questa è mia nonna Annette Lebrecque Beaudet Kittrdige e le sue due sorelle, verso il 1939. Secondo la leggenda, aveva vinto questa Buick alla lotteria. Era l’epoca della Depressione, quindi dev’essere stata una cosa molto eccitante e un grosso evento da festeggiare. Mia nonna era nata a Dover, in New Hampshire, nel 1916 da due immigrati franco-canadesi. Erano 7 fratelli. Si è diplomata nel 1953, ha avuto il primo figlio (mio padre) nel 1941. La ricordo come una signora molto dolce che viveva con la sorella maggiore, Eva. Erano entrambe vedove. Giocavano a Uno, leggevano romanzi d’amore, guardavano le gare di pattinaggio e a volte si maledicevano in francese».
«Ecco a voi mia nonna Lauretta Barron. Qui era damigella d’onore a un matrimonio nel 1964, lei è quella a sinistra. Le altre damigelle sono le mie prozie. Il matrimonio era a Hot Springs, in Arkansas, nel 1964: è qui che mia nonna ha iniziato la nostra storia di famiglia».
E questa è la mia foto: i miei nonni materni con un’amica a Venezia, nel 1959. Lei, la biondina, aveva 19 anni, lui 30. Si erano sposati l’anno prima e anche all’epoca la differenza d’età non faceva piacere in famiglia. Mia nonna, che aveva perso la testa per mio nonno già a 14 anni, raccontava che suo padre non la lasciava uscire con lui; quando riuscivano a vedersi («mi mettevo il rossetto di nascosto appena uscivo di casa») lui la riaccompagnava in bici e i vicini facevano la spia. «È troppo vecchio per te, lascialo perdere», le urlava dietro suo padre. «Ma a me non importava. Era bellissimo, sembrava un divo di Hollywood. Quando passava di lì le mie amiche mi dicevano “Maria Pia, guarda chi c’è” e io diventavo tutta rossa. Degli altri non ne volevo proprio sapere». Si sono sposati nel 1958 e da allora sono stati sempre, felicemente, insieme.