Addio, New Yorker
«A dirla tutta, prepararsi a partire è stato più difficile di partire. Gli impiegati sapevano di dover viaggiare leggeri e hanno passato settimane a liberare gli uffici da decenni di detriti. Ad alcuni di questi è stato facile dire addio: qua e là una boccetta di liquore esotico (qualcuno vuole una fiaschetta di gin alla banana ugandese?) o un mucchio di gadget promozionali. Quanta roba avevamo intorno! Ma si trattava perlopiù di carta, intere foreste di carta […] Nel frattempo arrivavano bidoni vuoti che ripartivano strabordanti di cianfrusaglie da cassetti e armadietti, pieni di trascrizioni di interviste, fogli di dati, prove di stampa, lettere di ammiratori, lettere di insulti, fatture, battute adolescenziali e fotocopie delle facce di bambini ora cresciuti schiacciate sulla lastra della fotocopiatrice. È stato come quando ci si occupa delle cose di una persona cara dopo la sua morte, solo che la persona cara che se n’era andata eri tu. Cosa valeva la pena tenere? Una volta entrato nello spirito giusto – liberarsi della carta – non così tanto. Getta nei bidoni le cose che hanno valore solo per te. La cosa che vale la pena tenere è la prossima che farai».
Nick Paumgarten ha descritto così – con un tono tra lo scherzoso e il commosso – la redazione del New Yorker alle prese con il trasloco dei suoi uffici di New York da Times Square, dove si trovava da 15 anni, al 38esimo piano del One World Trade Center, insieme agli altri impiegati di Condé Nast, il gruppo editoriale a cui appartiene la rivista. L’articolo, Here, è stato pubblicato sull’ultimo numero della rivista realizzato nella vecchia sede e uscito lunedì, insieme a una bellissima copertina disegnata dall’illustratore canadese Bruce McCall, collaboratore storico del New Yorker. Raffigura la redazione trasportata su un camion dalla vecchia alla nuova sede, affiancata da Eustace Tilley – il personaggio apparso sul primo numero del New Yorker, che nel tempo ne è diventato il simbolo – su un’auto sportiva. Tutt’attorno ci sono gli edifici di Times Square ricoperti da messaggi di addio, anziché dai soliti maxischermi luminosi e cartelloni pubblicitari.
Il trasloco è stato completato durante il weekend; le immagini dei preparativi – con i redattori che si aggirano tra scatoloni e libri a terra, cercando di chiudere l’ultimo numero – erano state pubblicate la scorsa settimana su Instagram da Jackson Krule, un redattore che si occupa soprattutto di fotografia, e si possono guardare anche qui. La nuova e la vecchia sede del New Yorker distano circa sei chilometri.