MacBook 12: elogio della leggerezza
Il MacBook 12 pollici di Apple, il modello con una sola porta di connessione e alimentazione in standard Usb-C, due mesi fa è giunto alla sua seconda incarnazione e rimane ancora un computer che divide: c’è chi lo trova la macchina perfetta per la mobilità e chi invece lo considera assolutamente inutile. Una sfida per qualsiasi recensore che si rispetti.
L’anno scorso avevo provato il precedente modello e quest’anno ho avuto la possibilità di utilizzarlo per circa un mese in prova, con il fine di capire non solo se ci sono stati degli effettivi miglioramenti rispetto alla scorsa generazione, ma anche se il nostro modo di utilizzare il computer è ulteriormente cambiato. Quest’ultima può sembrare una osservazione singolare, ma se ci riflettete un attimo è esattamente quello che è successo tra il 2008 e il 2010, quando Apple ha introdotto la prima e poi la seconda generazione di MacBook Air. All’epoca un computer che aveva una sola porta Usb (e poi con due) e l’uscita monitor (oltre all’alimentazione), che però faceva tutto il resto con il WiFi e il Bluetooth, appariva decisamente estremo. Il nome stesso “Air” sottolineava la preponderanza nell’uso dell’etere come medium di comunicazione. Si gridò allo scandalo, al flop. Invece, in poco tempo il MacBook Air si è trasformato in un bestseller per Apple e ha addirittura definito un’intera categoria di settore, cioè gli Ultrabook. Tutto il contrario di un flop.
Veniamo al MacBook. Apple ha introdotto il MacBook 12 con lo scopo di rendere ancora più estrema l’idea dietro all’Air, lasciando però cadere il suffisso perché ormai quasi tutto si fa via etere. Quindi, una sola porta, profilo ancora più sottile, tastiera “piatta e larga” con attuazione dei tasti a farfalla e non più a forbice, processore Intel classe Core M e non più Core Duo (meno potenti e un po’ meno consumosi), e infine Ram e memoria di massa SSD sempre più veloci e saldati sulla scheda madre, cioè impossibili da aggiornare (casomai qualcuno volesse effettivamente farlo).
Il razionale di funzionamento di questo computer è che il sistema operativo di Apple è molto flessibile (perché pensato per funzionare in maniera ottimizzata su ciascuno dei computer prodotti da Apple) e quindi scala sino a far girare tutto su un Core M, processore ultramobile di Intel. A questo si aggiunge che l’utilizzo di memoria di lavoro e memoria di archivio molto veloci rende possibile ridurre il collo di bottiglia degli input/output (I/O) che è poi quello che rallenta nove volte su dieci il funzionamento del computer. La stessa strategia è stata usata nove anni fa per il primo MacBook Air, e questa volta paga un po’ meno, perché il processore M è davvero piccolino per scopi eccessivamente complessi.
L’anno scorso avevo provato il primo MacBook 12 e il senso del test era capire se la macchina ce la faceva. Se riusciva cioè ad essere utilizzabile quotidianamente e effettivamente per quali task. In breve: il MacBook 12 ce la faceva a condizione che i task fossero semplici. Browser, Email, videoscrittura, ma anche tutto il pacchetto Office (oppure OpenOffice oppure iWork di Apple, inclusi fogli di calcolo e presentazioni), correzione delle caratteristiche di qualche foto, apertura di database non eccessivamente ampi, compilazione di LaTeX non eccessivamente complessi. Persino videogiochi e anche tanti comandi Unix (tramite HomeBrew, per quanto mi riguarda).
Il trucco era ed è capire che il MacBook è una macchina leggera e tutta dedicata alla portabilità, non alla potenza. Ci puoi anche fare un montaggio video in Final Cut (magari utilizzando asset video ridotti per poi ricongiungerli dopo) o applicare filtri su filtri in Photoshop (se si ha parecchio tempo libero) ma semplicemente non è quello il suo scopo. Il suo punto di forza è leggerezza e portabilità, unita a uno schermo retina da 12 pollici davvero ragguardevole. Limiti: la potenza, come detto, e l’autonomia. Neutro: la tastiera.
Riprendiamo da qui. La nuova generazione di MacBook 12 sostanzialmente aggiorna processore e tutto il SoC con la scheda grafica integrata, migliora la chimica della batteria e i consumi del sistema operativo limando un’ora in più di autonomia, accelera significativamente la performance di tutte le memorie fisse, sia di lavoro che di archiviazione. Risultato?
Ho trovato che la batteria adesso è diventata più che accettabile, anche se la sua durata nominale (nove ore) è indicativa di carichi di lavoro veramente minimi, cioè si scarica più velocemente di quella di un MacBook Air 11 se sottoposta a carichi di lavoro parimenti intensivi. Esistono tanti trucchi però per farla durare al massimo, a partire dalla disattivazione di Bluetooth e WiFi, luminosità ridotta, eliminazione di processi inutili in background.
Ho trovato che la performance del processore è complessivamente aumentata. Non è in grado di fare miracoli ma adesso sembra sempre più un MacBook Air più che un MacBook 12. Consiglio casomai la versione con processore M5 anziché la versione base con M3 (la versione su misura con processore M7 è piuttosto inutile perché, a parte il costo eccessivo, consuma troppo: potete vedere tutte le specifiche sul [sito di Apple](http://www.apple.com/it/macbook/), comunque sostanzialmente ci sono tre livelli di allestimento e io trovo che quello di mezzo sia il più bilanciato). Il computer rimane silenzioso grazie alla mancanza di ventole e performa in maniera davvero plastica: viaggiarci è un piacere.
Lo schermo rimane di eccellenza, mi ero dimenticato quanto sia piacevole dopo un altro anno passato davanti a un MacBook Air 11 con schermo TFT non retina e non IPS. Invece, la tastiera, per qualche motivo relativo al mio modo di usare il computer negli ultimi dodici mesi, mi è passata da neutra a negativa. È una tastiera diversa dall’usuale, mi ci sono abituato rapidamente, esattamente com’era successo un anno fa, ma quando sono tornato alla tastiera tradizionale di un MacBook Air o Pro capisco che non è fatta per me. Tasti con troppa poca corsa e troppo vicini, spiazzanti e faticosi se si scrive troppo. Se però usare la tastiera non è una cosa fondamentale per voi allora il MacBook 12 non ha problemi (ma sarebbe strano perché questa macchina è sostanzialmente una riposta a quelli che dicono che l’iPad Pro è perfetto ma gli manca la tastiera “vera” di un MacBook).
Il trackpad “virtuale”, cioè non meccanico (si chiama Force Touch) non è un problema: disabilito la funzione a due livelli di pressione e lo uso come se fosse un trackpad normale, cosa che fa egregiamente. La singola porta Usb-C non è un problema per niente: mi capita di collegare una chiavetta Usb o un proiettore VGA una volta ogni morte di Papa e c’è la possibilità di usare degli adattatore per questo. Terze parti fanno anche adattatori-dock che permettono di avere alimentazione, SD Card, Micro SD, Usb, Usb-C e Hdmi tutto assieme. Bello, ma a me tutta questa roba se devo dire la verità non serve. La cosa invece che mi piace tantissimo è che il peso di questo computer non si sente, la superficie ingombra pochissimo (il modello 13 pollici nello zaino è molto più scomodo perché è decisamente più lungo e largo), si apre e funziona praticamente in ogni circostanza: in treno, sulle ginocchia, sul pianale dell’aereo, sulle sedie con la mezza ribaltina di certe sale riunioni che sembrano classi delle elementari, in piedi, in spiaggia.
Non c’è la ventola, questo computer è dannatamente silenzioso. L’unico difetto è che, quando scalda (e scalda decisamente se ad esempio si gioca con Tomb Raider) il processore rallenta per non sovraccaricare la termina della macchina. E comunque la batteria si scarica alla velocità della luce.
In conclusione questo MacBook 12 edizione 2016, soprattutto nella versione mid-tier, è una gran macchina. Non ha nessun occasionale “singhiozzo” di performance come il modello precedente, cosa che accadeva soprattutto con la grafica (transizioni di Keynote che rallentavano, qualche movimento di interfaccia che zoppicava) e devo dire che come macchina tuttofare per un uso quotidiano in mobilità è praticamente perfetto. Costoso ma perfetto.
Vale lo stesso caveat dell’anno scorso: se amate i videogiochi o se dovete fare cose intensive dal punto di vista dell’uso del processore, questo computer non è quello adatto. Se invece la nuova colorazione rosa carne, pardon oro rosa, che si unisce ai modelli grigio siderale, oro e alluminio vi piace e la tastiera per voi è indifferente, è l’oggetto da prendere seriamente in considerazione. Una nota in conclusione per quelli che sottolineano come non sia adatto all’editing video o di immagini. Non è vero. Si può fare tranquillamente. “Regge” anche gli stream 4K (ma non in Premiere) perché c’è la decodifica hardware nel chip intel, ma comunque l’idea è che per questo tipo di lavori, se siete attrezzati, si utilizzano i video proxy in bassa risoluzione e poi si fa il mix down finale a lavoro completato.