Cosa ne penso di OS X 10.11 El Capitan
Oggi è la giornata di OS X El Capitan, la nuova versione del sistema operativo dei Mac con versione 10.11. È stato presentato alla conferenza degli sviluppatori (WWDC) di San Francisco dello scorso giugno e da allora è disponibile in prova la versione preliminare: un tempo appannaggio dei soli sviluppatori e adesso estesa (in una versione leggermente differente e più stabile) per tutti i coraggiosi.
L’ho provata anche io e adesso, in vista di un possibile aggiornamento gratuito (il sistema operativo di Apple non costa niente, né su iPhone/iPad né su Mac) di chi è arrivato ad Yosemite 10.10 o precedenti e ha un computer compatibile, vi offro il mio punto di vista. Nel dettaglio ilPost ne parla qui.
A scanso di equivoci: Apple afferma che sia disponibile per una serie di computer che sono sostanzialmente quelli sui quali gira Yosemite:
- iMac (a partire dal modello Mid 2007)
- MacBook Air (a partire dal modello Late 2008)
- MacBook (a partire dal modello Late 2008 Aluminum)
- Mac mini (a partire dal modello Early 2009)
- MacBook Pro (a partire dal modello Mid/Late 2007)
- Mac Pro (a partire dal modello Early 2008)
- Xserve (a partire dal modello Early 2009 ammesso che ce ne siano ancora: comunque la parte software “server” di OS X è una funzionalità che si acquista a parte e costa meno di trenta euro)
Perché il nome El Capitan? Si tratta di una formazione rocciosa dentro il parco di Yosemite. Quando Apple ha deciso di lasciare, a questo punto tre versioni fa del suo sistema operativo, i nomi di “grandi felini” ufficialmente usati a partire da Mac OS X 10.2 “Jaguar” (la terza versione del sistema operativo basato su Unix di Apple), ha scelto come nuova classe di nomi quella delle bellezze locali californiane. Il primo è stato 10.9 “Mavericks”, un posto per il surf lungo la costa (dal nome di un cane), e poi di mettere alla 10.10 il nome “Yosemite”, il parco naturale. “El Capitan” è una parte interna di Yosemite e questo sta ad indicare che, come è accaduto per la coppia “Leopard” (10.5) e “Snow Leopard” (10.6), più che di novità si parla di affinamenti. Una specie di potenziamento e miglioramento delle performance rispetto all’introduzione di nuove funzionalità.
È effettivamente così e il mio giudizio finale su El Capitan è proprio questo: la versione migliorata e potenziata di Yosemite, che era un buon sistema operativo ma con alcune pesantezze. Ho fatto tutti i test sul mio computer personale, un MacBook Air 11 pollici del 2011 con processore i7 e 4 GB di Ram. In effetti, l’ho usato come sistema primario e ci ho lavorato molto bene, senza sostanzialmente alcun problema nonostante fosse una versione beta-preliminare. Volete la mia opinione in sintesi: se avete una macchina adatta a utilizzarlo e non usate un software per voi fondamentale che per qualche motivo è incompatibile (qui verificate se ci sono casi di questo genere), allora vi consiglio vivamente di installarlo. È un sistema operativo moderno, raffinato, che fa risparmiare anche un po’ di batteria ai portatili (e la cosa non fa mai male), e funziona molto bene.
Vediamo cosa cambia e cosa migliora.
Apple fa una lunga lista delle novità di El Capitan sul suo sito: vi rimando là per vedere i dettagli. A me piace sottolineare una serie di passaggi che introducono delle discontinuità o dei potenziamenti. Le cose che vorrei leggere per sapere se aggiornare oppure no.
Adesso il Finder è potenziato e ci sono alcune cose differenti, ma di piccolo impatto. Non c’è da perdersi nel nuovo, anche se qualcosa cambia. A partire dal cursore, che se mosso rapidamente (molto rapidamente) si ingrandisce per segnalare dove si trova, particolarmente utile su schermi molto grandi o in determinate situazioni di contrasto. Ma è possibile anche rendere nera la barra dei menu e il dock, oppure far scomparire del tutto la barra dei menu, che ricompare solo portandoci sopra il mouse. È una soluzione che ho molto apprezzato avendo uno schermo particolarmente piccolo e non Retina: anche pochi pixel in più fanno sempre piacere.
È cambiata Utilità Disco, che tra le altre cose adesso non permette più di fare la riparazione dei permessi, una tortura a cui ho sottoposto tutti gli amici che mi hanno avuto come “manutentore di sistema” negli anni. Non è che non c’è più la funzionalità (sempre ostica da spiegare) ma semplicemente viene fatta in maniera trasparente dal sistema dopo ogni aggiornamento.
C’è anche un nuovo font. Il “disprezzato” San Francisco, che sostituisce il “vecchio” Helvetica Neue (in realtà in uso da poco, altri font usati sono stati Charcoal, Lucida Grande, Avenir e Myriad). Non è male: si legge molto bene secondo me anche su schermi a non altissima definizione e non ci trovo niente di così atroce da meritargli gli strali di qualche critico della rete. E comunque un po’ di cambiamento (in meglio) fa sempre piacere, no?
Potenziata la posta elettronica, cioè Mail, programma che adoro e dove passo un sacco di tempo ma che viene sempre molto poco apprezzato, anche perché impera l’abitudine di usare da una parte Gmail sul web (è un peccato perché Mail adesso è molto compatibile con Gmail) oppure software professionali come Outlook di Microsoft.
Adesso Mail funziona al meglio, è sensibilmente più veloce di prima e si sincronizza bene con le altre funzioni del Mac per l’identità, cioè calendari e contatti. Fa bene gioco di squadra. Invece, i calendari mi hanno dato problemi per un paio di giorni (l’app si rifiutava di mostrare i miei calendari) ma poi è “guarita da sola” e siamo tornati in sella. In più vale la pena ricordare che Mail ha una serie di funzioni simmetriche a quelle di Mail per iOS che sarà utile esplorare una per una (segnare i documenti, gestire la posta) perché possono risultare particolarmente usabili soprattutto sui portatili.
Safari è diventato un browser impressionante in senso buono: fa risparmiare un sacco di energia e ha alcune cose belle e altre che non trovo particolarmente utili. I “pin” (modo per nascondere un tot di tab della finestra) non li ho usati molto, mentre il silenziatore per spegnere i siti “rumorosi” per me servono relativamente poco perché uso un ad blocker come Ghostery, che è parecchio utile anche per questo. Sono invece impazzito con una nuova funzione attiva di default: con le combinazioni Mela–1, Mela–2 etc il nuovo Safari sceglie i tab da sinistra a destra della finestra attiva. Prima invece si richiamavano i primi nove preferiti. Per me era molto meglio poter richiamare i preferiti: con un po’ di studio ho capito che disattivando la prima funzione tornava fuori la seconda. Meglio! Ma mi ha fatto perdere un mezzo pomeriggio, mannaggia a lui.
Ancora, il motore di ricerca di Spotlight adesso è sempre più potente e secondo me stiamo andando verso qualcosa di interessante (che ancora non c’è) e che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui si usa il Mac. Siri da tutte le parti. Convergenza concettuale (e non di interfaccia) tra Mac e iPad/iPhone. In ogni caso, adesso ho varie funzionalità che prima non avevo a disposizione per vedere non solo di trovare le cose nel disco rigido (o meglio, nell’SSD) del mio Mac, ma anche una serie di servizi online, come faceva già Siri. Per regola non uso quelle utiltiy che trasformano radicalmente l’interfaccia del Mac o che reintroducono funzioni “scomparse” come il compianto (da molti) Sherlock, sia perché potenzialmente rendono poi il computer incompatibile ad aggiornamenti di sistema che comunque escono ogni anno, sia perché preferisco usare le app di base per fare le cose di base. La tecnica nel tempo ha pagato e non ci sono modi d’uso che non abbia potuto utilizzare o che mi siano particolarmente mancati rispetto a questi amanti della customizzazione spinta.
Torniamo alla recensione. Ci sono poi miglioramenti e potenziamenti alle funzionalità di integrazione del Mac con iOS e altre ancora che permettono di gestire meglio i documenti. Una in particolare: se si trascinano due finestre di due applicazioni diverse una sopra all’altra in uno ”spazio” nuovo (gli “spazi” sono le differenti schermate che si possono scorrere da destra a sinistra e che contengono finestre diverse di app diverse) quelle due saranno appaiate sulla falsariga di quanto fa iOS 9 con il multitasking. In pratica, si va a tutto schermo e si può lavorare con due app una a fianco dell’altra, scegliendo con una maniglia quanto spazio dare all’una a scapito dell’altra. Un altro modo per attivarlo è tenere premuto il pulsante verde di una finestra, posizionarla nella metà che si vuole dello schermo e poi selezionare tra tutte le altre finestre che galleggiano nella parte rimanente dello schermo l’altra (quindi: è necessario averla nello stesso spazio della prima, quando si vuole attivare la funzione).
Questo nuovo modo di lavorare a finestre appaiate si chiama Split View e non è male. Ci vuole un po’ a spiegarlo e altrettanto a farlo la prima volta, ma poi diventa velocissimo e molto pratico, consentendo di lavorare soprattutto con schermi piccoli in maniera molto efficiente, ammesso e non concesso che vi vada una divisione dello spazio verticale e non, ad esempio, orizzontale.
Non ho fatto l’aggiornamento alle nuove Note del sistema per due motivi: il primo è che sono incompatibili con le precedenti, e quindi mi sarei trovato in difficoltà se non avessero dovuto più funzionare (utilizzo tantissimo le Note di Apple, perché consentono di prendere appunti facilmente e si sincronizzano al volo e senza problemi con iCloud anche con iOS) e il secondo è perché le utilizzo anche sull’iPhone come sistema per prendere appunti poi da vedere sul Mac. Dal momento che non volevo invece provare la beta di iOS 9 (due strumenti diversi entrambi “mission critical” ed entrambi in beta è chiedere un po’ troppo alla fortuna), sarei stato incompatibile con me stesso e ho preferito soprassedere. Da quel che ho potuto vedere in rete, pare comunque che funzionino come dovuto, e arricchiscono notevolmente le funzionalità di una app già ottima. Non vedo l’ora di provarle per bene. Qui la cosa importante è che si possono usare per fare check list, prendere appunti più strutturati, importare file multimediali, pdf, immagini e altro.
Tra i tantissimi servizi “sotto il cofano” che sono migliorati c’è tutto il discorso della sicurezza e privacy, che per Apple è diventata non solo un riferimento marketing, ma un vero e proprio fattore di differenziazione come azienda rispetto alla concorrenza. Ne ho già scritto in passato, ma l’obiettivo di Apple è vendere computer e apparecchi post-pc agli utenti, e fa di tutto per renderli più gradevoli, utili e funzionali. Invece altre aziende (tipo Google) hanno come obiettivo di vendere utenti agli inserzionisti, e fanno di tutto di tenerli ben stretti a servizi e contenuti gratuiti per poterli tracciare e rendere più “di valore” agli occhi di chi vuole quelle informazioni. Niente di illegale, le due cose non sono così nette, ma insomma ci siamo capiti. C’è da fidarsi di Apple? Secondo me la risposta è “sì” anche perché la sicurezza (e la privacy) penso siano in trade off: tutto protetto o tutto aperto, in un modo sei sicuro e “privato”, nell’altro sei funzionale, connesso, ma esposto e non più privato. Cos’è meglio? Dipende da cosa volete nella vita e quanto valutate queste cose. Per me, il mio livello di valutazione si sposa bene con l’offerta di Apple, piuttosto conservativa e alternativa a quella di Linux (che ha una usabilità e servizi inferiori, a mio avviso).
Chiudendo su El Capitan: vale la pena installarlo? Sicuramente sì. Magari aspettate qualche ora o una giornata per vedere che non ci siano sorprese dell’ultima ora (bug nell’aggiornamento del sistema operativo) ma se avete una connessione sufficientemente veloce – circa 6 giga da scaricare – fatelo senza timore ovviamente dopo aver aggiornato tutte le app e i servizi “vecchi” e dopo aver fatto un buon backup sicuro! Questa cosa la scrivono tutti, l’ho trovata in qualsiasi recensione italiana o straniera di questo e di altri sistemi operativi. Non è una sorta di assicurazione sui danni a terzi, ma una necessità. Date retta a me: fate backup.