Hanno senso le proteste contro Trump?
Ieri camminavo dalle parti di Union Square e uno dei miei negozi preferiti aveva messo dei panni neri in segno di lutto nelle vetrine con scritte che richiamavano le elezioni. La migliore diceva “It’s going to be okay”. Andrà tutto bene.
Poco tempo dopo dalla stessa Union Square è partito un corteo che è arrivato alla Trump Tower, per il quarto giorno consecutivo. Alla protesta si è aggiunto Michael Moore, che aveva azzeccato il pronostico sulla vittoria di Trump. Non ha resistito alle telecamere che erano presenti in massa.
Non capisco le proteste ma è naturalmente un mio limite. Nulla a che fare con Occupy Wall Street anche se non pochi potrebbero essere gli stessi che hanno ripreso a calpestare i marciapiedi americani.
Si è votato. Ha vinto Trump, con un sistema elettorale che lo ha favorito ma che è quello condiviso. Tanti tra quelli che protestano non hanno votato Hillary perché identificavano in lei il candidato di Wall Street. Allora dov’è il problema ?
Poi vedo Trump e famiglia nella prima intervista televisiva su 60 minutes.
Accomodati sulle poltrone dorate di casetta (Trump Tower) il neo presidente, la First Lady e quattro dei cinque figli, sembravano una scena da Dynasty, per stare all’iconografia televisiva.
Abbiamo sulla carta quattro anni di tempo per capire cosa c’entra l’operaio della Pennsylvania con casa Trump, ovvero la Casa Bianca. It’s going to be okay, per chi racconterà quest’avventura. Per l’operaio a cui hanno chiuso la fabbrica non so.