Alla ricerca di stelle cadute
Regine Petersen, in un’intervista condotta la scorso maggio da Claudia Küssel in occasione del Foam Talent, risponde così alla domanda: “Da dove nasce la tua intensa fascinazione per i meteoriti?” “Fin da piccola mi sono interessata di rocce e astronomia. A 5 anni ho sentito parlare per la prima volta della storia di Ann Hodges, e da quel momento ho iniziato ad approfondire l’argomento della caduta di meteoriti. Mi si è aperto un nuovo mondo, ho capito quante persone sono state testimoni di eventi simili, quanto fosse facile avere accesso a dei meteoriti e che nel mondo esistevano sia collezionisti che cercatori di meteore. Per me i meteoriti contengono molti aspetti ed idee affascinanti. Sono testimoni della nascita del nostro sistema solare e sono vecchi di miliardi di anni, qualcosa allo stesso tempo maestoso ed astratto. Una volta che raggiungo la terra, diventano cose storiche, oggetti di investigazioni scientifiche, venerazione religiosa o articoli di un collezionista. La gente proietta ogni tipo di idea sui meteoriti. Sono di buono e cattivo presagio, forze di distruzione e creatori di ecosistemi, sculture splendide e banali rocce… sono degli ibridi, e quando si scontrano con la nostra vita quotidiana, credo aprano un varco in cui c’è spazio per le riflessioni e per raccontare qualche storia interessante”.
È così semplice e così profonda la nascita (e la creazione) di questo libro fotografico, Find a Fallen Star, che più che un libro è un cofanetto formato da tre libri, capitoli diversi della stessa storia: il ritrovamento di una meteora.
Come spiega Regine, tutto nasce dalla scoperta della storia di Ann Hodges, una donna americana, di Sylacauga, Alabama, che il pomeriggio del 30 novembre del 1954 viene colpita da un meteorite (della grandezza di un acino d’uva) che sfonda il tetto e le ferisce una gamba. Ann rimane l’unica persona negli Stati Uniti ad essere stata ferita da un meteorite. Prima di lei, come racconta un manoscritto pubblicato a Tortona, Italia, nel 1677 un frate milanese venne ucciso da una meteora. E dopo Ann, nel 1992, un piccolo frammento di meteorite ha colpito un ragazzo ugandese a Mbale, senza però provocare nessun danno. In realtà, un secondo frammento della roccia che colpì la signora Hodges fu rinvenuto da un contadino afro-americano, Julius McKinney, che dalla vendita ne ricavò i soldi per acquistare un’auto, una casa e un pezzo di terra (ne specifico l’esistenza perché parte del volume). Il primo libro della parla di questo evento e si intitola Stars fell on Alabama (titolo di una canzone jazz composta da Frank Perkins).
Qualche anno dopo, nel 1958, nella città tedesca di Ramsdorf, un gruppo di bambini, tutti vicini di casa, scoprono un meteorite caduto in un campo e decidono di farlo a pezzi, di dividerlo in cinque frammenti, tenerne uno per ciascuno. Finché il padre di una di questi, il dottore del villaggio, riconoscendo la roccia della figlia, decide di riassemblarlo, comprando i pezzi dagli altri quattro ragazzi. Solo un frammento riesce a sfuggirgli, e la persona che lo possiede ancora oggi chiede di rimanere anonima. Questo secondo volume, un secondo racconto, prende appunto il nome di Fragments.
Il terzo capitolo racconta una storia più recente, accaduta nel 2006 ed ho un titolo particolare: The Indian Iron. Questo meteorite cade nel villaggio di Kanvarpura, vicino a Rawatbhata, il 29 agosto, ed è raro perché costituito per il 90% da ferro. L’hanno trovato dei pastori nomadi, che, dopo averlo trascinato per una certa distanza, fino a raggiungere dell’acqua in cui immergerlo, l’hanno poi denunciato alle autorità locali e se ne sono andati. Scienziati del GIS, con l’aiuto dell’amministrazione locale, l’hanno recuperato, spiegando che avrebbe potuto causare una devastazione inimmaginabile se solo fosse caduto sul Rawatbhata Atomic Power Plant.
Find a Fallen Star è un “libro” che ha impegnato a lungo la fotografa, in ricerche e viaggi e incontri. È bello perché racconta queste storie, un po’ magiche, di confine tra il mondo terreno e quello celeste, interazioni che siamo poco abituati a pensare, che affascinano su ogni piano. Ed è bello perché raccoglie foto di archivio, di cronaca, atti processuali, articoli di giornale, e le mischia con foto scattate da Regine Petersen di luoghi che alla mente richiamano la storia che stiamo leggendo, ritratti di persone (e personaggi) di cui stiamo imparando il passato, l’avventura.