Stieglitz, Steichen, Strand
Sono stata a New York City un paio di settimane fa. Era la prima volta, c’erano così tante cose da vedere!
Tra queste la mostra al Metropolitan intitolata Stieglitz, Steichen, Strand (purtroppo terminata il 10 aprile), dedicata ai tre fotografi, una stanza per ognuno.
La prima stanza è dedicata ad Alfred Stieglitz, famoso fondatore della galleria “291” e contemporaneamente della rivista fotografica “Camera Work”. Entrambe furono importanti ed essenziali per la trasformazione della fotografia da semplice mezzo per documentare la realtà a vera e propria forma d’arte nel ventesimo secolo. Nella 291, che funzionò dal 1905 al 1917 ovviamente a NYC, vennero esposte per la prima volta negli Stati Uniti, opere d’avanguardia di pittori europei tra cui Picasso, Matisse, Duchamp, Cézanne. Praticamente negli stessi anni, pur cominciando nel 1903, veniva stampata la rivista di Stieglitz “Camera Work”, famosa per le Photogravures, letteralmente “stampa a intaglio”, e famosa per i fotografi attentamente selezionati così come i lavori pittorici: l’idea e l’obiettivo sono quelli di fornire alla fotografia lo status di fine-art.
Osservo le foto di Stieglitz esposte e le trovo così attuali: la maggior parte sono ritratti della pittrice Georgia O’Keeffe, che divenne sua moglie nel 1924. Ma non sono tipici ritratti, sono particolari delle sue mani, del suo collo e del suo mento, delle sue gambe, in una intima rappresentazione della donna amata, quasi ossessivamente.
A questi progetti collaborò sempre Edward Steichen, esposto nella seconda sala. Grande innovatore in campo fotografico, Steichen cominciò a sperimentare la fotografia a colori già nel 1904: un esempio sono le tre stampe con variazioni cromatiche del Flatiron building qui esposte, così come i diversi ritratti di Balzac e Rodin.
L’ultimo numero di “Camera Work” fu interamente dedicato ad un giovane fotografo e filmmaker americano: Paul Strand, occupante della terza ed ultima sala della mostra. Strand in quegli anni si interessava a tre temi: il movimento nella città, argomento su cui realizzò anche un cortometraggio intitolato Manhatta; le astrazioni, che creava utilizzando oggetti quotidiani sistemati in modi inconsueti e resi altro grazie ai contrastati giochi di luce ed ombra sulle loro superfici; i ritratti di strada.