Milan-Barcellona tra calcio e letteratura
Articolo che prova a commentare una partita facendo la recensione di un libro. La partita è Milan-Barcellona, 5^ giornata della fase ai gironi della Champions League. Il libro è Il Barça di Sandro Modeo (Ed. Isbn). Le sovrapposizioni sono molte perché non c’è squadra al mondo che fa trasparire sul campo in maniera tanto evidente la propria filosofia di gioco come quella di Guardiola e non c’è nessuno meglio della penna di Modeo che fino ad oggi ha saputo descriverla in tutta la sua compiutezza. Per capirsi i virgolettati saranno le citazioni dal suo libro.
Contro il Milan si è visto un Barcellona sperimentale con tante novità. Due centrocampisti in difesa, un ragazzino (Thiago Alcantara) a centrocampo, Messi a fare l’ala destra e Fabregas (un centrocampista) come prima punta. Scelte che dimostrano, ancora una volta, come il Barça sia un cantiere aperto che “evolve continuamente partendo dal presupposto che lo stato di quiete non esiste, ma è un impercettibile arretramento“.
Nei primi venti minuti in campo il migliore palleggio dei catalani, “una fusione armonizzata di finezza tecnica e organizzazione tattica, di talento e disciplina“. L’uomo chiave è sempre Messi come al 14′ quando parte da destra si accentra, obbligando i difensori a stringersi per limitarlo. A quel punto il Pallone d’Oro apre per Abidal a sinistra, il cross è radente, la chusura di Van Bommel sull’inserimento centrale di Xavi tardiva, autogol.
Un gol frutto di “uno stile di gioco fondato su un pensiero collettivo. Il possesso palla è più di un principio guida: è l’identità cognitiva e psicologica, individuale e di gruppo. La circolazione palla è funzionale alla creazione di spazi e superiorità numerica, ed è impressionante l’alternanza tra possesso preparatorio e fraseggio di penetrazione, con movimenti senza palla che sollecitano, negli ultimi 30 metri, filtranti e uno-due ad alta velocità. Le altre squadre, nei confronti diretti, appaiono strutture rigide e spesso impotenti“.
Ma il Milan è una squadra con grandi individualità e dotato comunque di un suo stile. Una squadra molto strutturata fisicamente e in grado di alternare scambi raffinati, palla a terra, a lanci in profondità per Ibrahimovic. Allegri è riuscito a stare in partita grazie ad una precisa strategia: saltare il pressing del Barcellona con lanci lunghi in diagonale sugli attaccanti, andandosi a giocare le sue chance lassù con le due punte e con il sostegno di Boateng o Seedorf. I due gol, da questo punto di vista sono stati molto simili e entrambi spettacolari.
Questa è stata una mossa intelligente perché ha depotenziato la coesione tipica della squadra di Guardiola tra “possesso e pressing, dove le due fasi si uniscono fino a rendersi indistinguibili. La premessa è tenere la squadra non corta, cortissima, con i giocatori così vicini (e così ben posizionati) da poter interagire senza sequenze intermedie. In fase di possesso ogni giocatore del Barça si trova in posizione attiva tale da garantire (in caso di perdita della palla) un pressing immediatamente coordinato alla sequenza precedente. Viceversa in fase di non possesso il pressing viene esercitato come una premessa del possesso, con giocatori già predisposti allo smarcamento per la ripresa della circolazione o la ricerca della profondità“.
Il coraggio propositivo ha permesso al Milan di rimontare due volte. In particolare il 2-2 sembrava aver un pò smontato i Campioni di Spagna e d’Europa, ma a mezz’ora dalla fine, nel momento migliore del Milan, il Barcellona ha costruito l’azione perfetta chiudendo di fatto l’incontro: circolazione palla veloce a due tocchi dalla difesa alla trequarti (Mascherano-Xavi-Keita), capacità di protezione e difesa della palla (Fabregas), smarcamento tra le linee (Messi), inserimento verticale in profondità (ancora Xavi). Tutto apparentemente facile, tutto incredibilmente perfetto.
Nell’assist di Messi sul movimento senza palla di Xavi c’è l’essenza delle metafora azzardata e affascinante di Modeo tra il gioco del Barcellona e la “meccanisca quantistica, il processo più controintuitivo della scienza, un continuum composto di parti discrete, l’interazione tra i giocatori – l’interferenza quantica – che rende evidente la vera sostanza della squadra; la generalità del sistema non nega, anzi esalta, la specificità dei singoli e giocare contro di loro è come trovarsi in un universo in cui, di ogni giocatore, sia possibile valutare solo la posizione o la velocità”.
Modeo arriva a spiegare il calcio blaugrana attraverso la differenza tra modello lamarkiano (istruzionista) ed darwiniano (selezionista):“il primo modello, o schema, agisce soprattutto in relazione all’avversario, il secondo invece imposta un sistema o uno stile a prescindere dall’avversario: un calcio “selezionista” che anticipa e propone invece di aspettare e rispondere”.
Ulteriori approfondimenti sulla partita sul sito www.adrianobacconi.it