In Darfur oltre 100 persone sono state uccise in vari attacchi condotti dai paramilitari delle Rapid Support Forces

Ragazze trasportano dell'acqua nel campo per sfollati di Zamzam, in Darfur, nell'aprire del 2010 (AP Photo/Nasser Nasser)
Ragazze trasportano dell'acqua nel campo per sfollati di Zamzam, in Darfur, nell'aprire del 2010 (AP Photo/Nasser Nasser)

Tra venerdì e domenica in Darfur, una regione nell’ovest del Sudan, centinaia di persone sono state uccise in vari attacchi delle Rapid Support Forces, un gruppo paramilitare contro cui l’esercito sudanese sta combattendo una cruenta guerra civile. Le Nazioni Unite hanno parlato di oltre 100 civili uccisi, ma secondo altre fonti sarebbero più di 200. Gli attacchi sono stati condotti su diversi campi per sfollati intorno ad Al Fashir.

Domenica le Rapid Support Forces hanno detto di aver preso il controllo del campo di Zamzam, abitato da oltre 500mila persone in condizioni umanitarie pessime. I paramilitari hanno distrutto centinaia di case e ucciso tutte le persone che lavoravano nell’ultimo centro medico rimasto operativo nel campo. Altri 56 civili sono stati uccisi durante vari attacchi a Um Kadadah, una città conquistata dalle Rapid Support Forces mentre si avvicinano ad Al Fashir.

La guerra civile fra le Rapid Support Forces e l’esercito sudanese va avanti da due anni. Dopo una lunga fase di stallo, negli ultimi mesi l’esercito ha ottenuto una serie di vittorie e a fine marzo ha ripreso il controllo della capitale Khartum. Le Rapid Support Forces controllano ancora buona parte del Darfur, dove si stanno concentrando i combattimenti. Anche l’esercito conduce attacchi contro i civili: qualche settimana fa ha bombardato un mercato proprio in Darfur, uccidendo moltissime persone.

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