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  • Domenica 6 aprile 2025

Il nuovo capo dell’esercito israeliano ha in mente una guerra lunga

Eyal Zamir è il responsabile del piano di ripresa degli attacchi nella Striscia di Gaza e ha un approccio se possibile ancora più duro

Eyal Zamir a Gerusalemme il 5 marzo 2025
Eyal Zamir a Gerusalemme il 5 marzo 2025 (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
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Il nuovo capo delle forze armate israeliane, il generale Eyal Zamir, è l’autore del piano con cui Israele ha riavviato la guerra nella Striscia di Gaza. Zamir, nominato a febbraio ed entrato in carica a marzo dopo le dimissioni del suo predecessore, è molto vicino al primo ministro Benjamin Netanyahu e come lui è convinto che Israele debba intensificare le azioni militari nella Striscia per sconfiggere definitivamente Hamas sul campo, cosa che in un anno e mezzo di guerra Israele non è riuscito a fare.

In un discorso fatto poco prima di entrare in carica Zamir aveva detto che «il 2025 continuerà a essere un anno di combattimenti». A metà marzo l’esercito israeliano ha violato il cessate il fuoco con Hamas ed espanso le proprie operazioni militari nella Striscia di Gaza, riportando migliaia di soldati sul campo e riprendendo a bombardare intensamente diverse aree. Questo approccio distingue Zamir da quasi tutti i capi di stato maggiore degli ultimi 50 anni in Israele, che avevano avuto una carriera diversa e un modo diverso di intendere le operazioni militari.

Eyal Zamir ha 59 anni ed è nell’esercito, tra accademie militari, servizio attivo e altri ruoli, da quando ne aveva 14. Ha combattuto in Libano dopo l’invasione del 1982, in varie operazioni in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Nel 2018 era a capo del comando meridionale dell’esercito quando nella Striscia di Gaza cominciò una serie di manifestazioni chiamate la Grande marcia per il ritorno, in cui tutti i venerdì centinaia di palestinesi si ammassavano al confine con Israele per protestare contro i moltissimi controlli e restrizioni imposti sulla Striscia. Per disperdere le folle l’esercito usò la forza, e in nove mesi uccise 195 persone e ne ferì più di 29mila.

Tra il 2012 e il 2015 Zamir fu consigliere personale di Netanyahu sulle questioni militari. Fu in quel momento che i due crearono uno stretto rapporto personale. Pur essendo molto vicino al primo ministro, Zamir è comunque considerato qualificato per il ruolo di capo delle forze armate, tanto che la sua scelta è stata approvata anche da giornali israeliani solitamente critici verso il governo.

Zamir e Netanyahu nel 2013

Zamir e Netanyahu nel 2013 (AP Photo/Sebastian Scheiner, Pool)

Ma la caratteristica che lo distingue da quasi tutti i suoi predecessori è che Zamir, quando ancora si trovava nell’esercito, era un carrista, cioè un soldato dei reparti corazzati (quelli con i carri armati, per intenderci). Al contrario, negli ultimi 50 anni, con pochissime eccezioni, gran parte della leadership militare israeliana ha fatto carriera nelle forze speciali: è andata così per praticamente tutti i capi dell’esercito, ma anche parte della leadership politica, tra cui lo stesso Netanyahu.

Le forze speciali sono unità militari che hanno il compito di fare incursioni e operazioni mirate, spesso con armi non convenzionali o altamente tecnologiche. Questo approccio militare si è poi riflettuto nelle scelte tattiche fatte da Israele negli ultimi anni. L’esercito israeliano fa fortissimo affidamento sulla sua tecnologia avanzata e organizza le proprie campagne militari basandosi soprattutto su incursioni precise. È quello che è successo finora nella guerra nella Striscia di Gaza, dove l’esercito ha compiuto operazioni violente ma limitate a ciascun settore della Striscia, per poi ritirarsi senza occuparne il territorio.

In quanto ex membro dei reparti corazzati, Zamir viene da una tradizione militare differente: quella delle grandi manovre di terra, delle guerre di massa e del controllo del territorio. In più di un’occasione in passato ha criticato l’eccessivo affidamento di Israele alla propria superiorità tecnologica, e ha detto che l’esercito dovrebbe concentrarsi sull’impiego massiccio di soldati piuttosto che su operazioni limitate ad alto rendimento.

Ora che è capo di stato maggiore, Zamir vuole cambiare radicalmente la mentalità e l’approccio dell’esercito, a cominciare dalla Striscia di Gaza. Il piano proposto da Zamir (che di fatto sta già venendo messo in pratica) prevede il ritorno nella Striscia di decine di migliaia di soldati, e nuove operazioni militari massicce basate non su obiettivi mirati ma sull’occupazione a tempo indefinito del territorio. Secondo questo piano, l’esercito israeliano dovrebbe occupare la Striscia di Gaza e prendere il completo controllo della distribuzione degli aiuti (ora gli ingressi degli aiuti sono controllati da Israele, ma la loro organizzazione e distribuzione è gestita da organizzazioni umanitarie e ong). Solo così, secondo Zamir, Israele riuscirà a sconfiggere definitivamente Hamas.

Un bombardamento israeliano nella città di Gaza, 22 marzo 2025

Un bombardamento israeliano nella città di Gaza, 22 marzo 2025 (AP Photo/Jehad Alshrafi, File)

Questa è un’altra differenza fondamentale tra Zamir e la leadership militare israeliana che l’ha preceduto. Quando nell’ultimo anno e mezzo Netanyahu ha promesso una «vittoria totale» di Israele nella guerra in corso a Gaza, i leader militari avevano sempre mostrato scetticismo, consapevoli che fosse sì possibile indebolire Hamas, ma non distruggerlo completamente. Dopo le prime fasi della guerra, iniziata a ottobre del 2023, i capi dell’esercito hanno a lungo fatto pressioni sul governo per una soluzione diplomatica. Zamir invece è convinto che con le sue tattiche di occupazione la distruzione di Hamas sia possibile.

«Zamir ha perfino detto ai ministri israeliani che sarebbe in grado di ottenere la distruzione completa del dominio di Hamas su Gaza e delle sue capacità militari: in altre parole, la “vittoria totale” promessa da Netanyahu», ha scritto il giornale israeliano di centrosinistra Haaretz.

Molti esperti militari ritengono tuttavia che questa “vittoria totale” sia impossibile da raggiungere, e che un’occupazione territoriale della Striscia di Gaza potrebbe mettere maggiormente in pericolo i soldati israeliani, e aumentare ancora il numero delle persone palestinesi uccise.