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  • Mercoledì 2 aprile 2025

Il grande pontile cinese per la possibile invasione di Taiwan

È un prototipo sperimentato di recente e mostra come la Cina si stia preparando ad attaccare l’isola, che considera parte del suo territorio

Il fermo immagine composto di un video circolato sui social media cinesi che mostra il pontile
Il fermo immagine composto di un video circolato sui social media cinesi che mostra il pontile

Negli scorsi giorni la Cina ha cominciato a sperimentare un sistema di pontili mobili innovativi che in futuro potrebbero essere usati per invadere l’isola di Taiwan, facendo sbarcare sulle sue coste soldati e mezzi corazzati. Questi pontili sono ritenuti un passo avanti importante nella preparazione delle forze armate cinesi all’invasione di Taiwan, che è di fatto indipendente e si governa in modo democratico, ma che la Cina rivendica come propria.

Il sistema di pontili è stato sperimentato intorno a fine marzo sulle spiagge della città di Zhanjiang, nel sud della Cina (non sono mai stati utilizzati nelle vicinanze di Taiwan). Poco dopo la marina cinese ha fatto grandi esercitazioni militari al largo delle coste di Taiwan, che hanno simulato vari scenari di invasione dell’isola: il 1° aprile numerose navi da guerra hanno circondato l’isola, simulando un blocco navale; il 2 aprile le forze di terra hanno simulato bombardamenti di artiglieria a lungo raggio contro obiettivi taiwanesi, come porti, aeroporti e altri punti importanti.

Taiwan si trova a circa 180 chilometri dalle coste cinesi ed è una grande isola abitata da più di 23 milioni di persone. Il Partito Comunista Cinese la considera di fatto una provincia ribelle, e ha sempre indicato la conquista dell’isola – con mezzi pacifici o con la forza – come uno dei suoi obiettivi più importanti. Secondo molti analisti occidentali il presidente cinese Xi Jinping ha ordinato all’Esercito Popolare di Liberazione, cioè le forze armate cinesi, di essere pronto alla conquista di Taiwan entro il 2027, anno del centesimo anniversario dell’esercito. La Cina però non ha mai confermato esplicitamente che intende invadere Taiwan, e dentro alla leadership cinese c’è dibattito su quale politica adottare nei confronti dell’isola.

Il problema per la Cina è che la conquista militare di Taiwan è estremamente difficile. Le coste occidentali dell’isola, quelle più vicine al continente, sono molto frastagliate, e le spiagge che consentirebbero un approdo sicuro ai mezzi di invasione sono poche e ben difese. Altre zone costiere sono fangose e impossibili da raggiungere con grandi navi senza incagliarsi. Inoltre le correnti dello stretto di Formosa, che separa l’isola dal continente, sono notoriamente ostiche. Durante la Seconda guerra mondiale, per esempio, gli Stati Uniti evitarono di assaltare Taiwan (al tempo colonia dell’impero giapponese) proprio perché la ritenevano troppo difficile da conquistare.

Il sistema di pontili costruito dalla Cina dovrebbe ovviare ad alcuni di questi problemi. A giudicare dalle immagini satellitari e da quelle circolate sui social media, è costituito da tre grosse chiatte dotate di enormi pilastri che possono essere alzati e abbassati per ancorarsi al fondale. Queste tre chiatte sono messe in fila, una dietro l’altra a una certa distanza, e sono collegate da un pontile lungo più di 800 metri che arriva fino alla costa. Di fatto, le chiatte fanno da molo per consentire alle altre navi di scaricare soldati e mezzi, che poi raggiungono la costa tramite il pontile.

La loro costruzione era stata notata per la prima volta a gennaio dal sito specializzato Naval News. Sono ancora prototipi, che devono essere testati appieno prima di avviare la produzione di massa. Per ora però le esercitazioni hanno avuto un discreto successo: le tre chiatte sono riuscite ad allinearsi e a collegarsi tra di loro tramite il pontile, fino a raggiungere la costa. Varie navi sono poi riuscite a usare le chiatte come punto di attracco, mostrando come tutto il sistema potrebbe funzionare. (Nel video qui sotto si vedono i pontili collegati alla costa)

Questo sistema consentirebbe alla marina cinese di organizzare sbarchi di massa non soltanto nei porti già accessibili di Taiwan, ma anche nelle zone più impervie dell’isola. Secondo diversi esperti, in caso di attacco cinese di Taiwan i pontili sarebbero usati dopo una massiccia campagna di bombardamenti, che avrebbe lo scopo di eliminare le difese navali e aeree dell’isola. A quel punto, la Cina metterebbe in azione i pontili per l’invasione via terra.

Il sistema di pontili cinese non è certamente il primo della storia: durante la Seconda guerra mondiale lo sbarco in Normandia fu reso possibile dai cosiddetti “Mulberry Harbour”, cioè due enormi moli temporanei di calcestruzzo che l’esercito britannico costruì davanti alle coste francesi. L’anno scorso gli Stati Uniti avevano costruito un grande molo galleggiante davanti alle coste della Striscia di Gaza per consentire l’invio di aiuti umanitari, ma il progetto è rapidamente fallito. Il sistema cinese è tuttavia innovativo perché basato su grandi chiatte che possono essere spostate all’occorrenza, e quindi più flessibile.