Come vanno le autostrade senza caselli
In Italia sono solo due, ancora alle prese con problemi nella riscossione dei pedaggi

Quando nel gennaio del 2015 aprì il primo tratto dell’autostrada Pedemontana lombarda ci fu particolare clamore intorno al nuovo metodo di riscossione dei pedaggi chiamato free flow, all’epoca considerato avveniristico: la Pedemontana lombarda è stata infatti la prima autostrada in Italia senza caselli, con un sistema di pagamento collegato a telecamere per rilevare le targhe di auto, moto e camion. Dieci anni dopo solo un’altra autostrada (la Asti-Cuneo in Piemonte) ha seguito l’esempio e altre due (la Ospitaletto-Montichiari in provincia di Brescia e la tangenziale di Torino) si apprestano a farlo.
La tecnologia di rilevazione è di per sé affidabile, utilizzata nelle zone a traffico limitato delle città, nei parcheggi e in molti altri settori, ma nel caso delle autostrade l’adattamento degli automobilisti sembra essere più lento del previsto. Sia la Pedemontana che la Asti-Cuneo devono infatti fare i conti con una quota non trascurabile di persone che non pagano il pedaggio nei tempi previsti: circa il 10 per cento. Questo problema dipende in parte dal fatto che molti automobilisti non si accorgono di essere su una autostrada free flow e in parte da frequenti intoppi nel sistema di riscossione, di cui molte persone si lamentano da anni.
Il sistema free flow, cioè a flusso libero, non prevede la presenza di caselli agli ingressi e alle uscite. Pedemontana spiega di aver adottato questa innovazione su indicazione del ministero dei Trasporti per ridurre il consumo di suolo in un’area già molto urbanizzata, e per prevenire code e quindi inquinamento ai caselli.
Ci sono diversi modi per pagare il pedaggio. Il più semplice è dotarsi di un dispositivo di telepedaggio come Telepass o UnipolMove: in questo modo il pagamento è completamente automatico. C’è poi la possibilità di pagare online o tramite un’app: bisogna creare un account, registrare la targa e controllare i pedaggi accumulati, che rimangono visibili per 15 giorni. Si può pagare con un credito ricaricabile o ancora agli uffici postali, ai bancomat di Intesa Sanpaolo, in due punti informazione della Pedemontana e infine con un sistema chiamato “conto targa”, che permette di addebitare il pedaggio su una carta di credito o un conto corrente senza commissioni.
Con così tante modalità di pagamento, il campionario dei possibili problemi è vasto. Tra le oltre 1.600 recensioni pubblicate dai clienti della Pedemontana su Google (la media è 1,3 stelle su 5) si trovano molti esempi di disservizi segnalati più volte anche ai giornali locali. Il più ricorrente riguarda l’affidabilità della piattaforma online per il pagamento: molti automobilisti dicono che il sistema non registra il pedaggio, di conseguenza anche accedendo al portale non compaiono le somme dovute. In altri casi il login si interrompe, in altri ancora i pagamenti fatti non vengono registrati e confermati. La Asti-Cuneo ha gli stessi intoppi: negli ultimi mesi le lamentele sono aumentate.
Quando una persona non paga entro 15 giorni il pedaggio viene tolto dal portale e la società inizia a inviare lettere di sollecito, poi dopo altri due mesi la pratica passa a una società specializzata nel recupero crediti che ha dieci anni di tempo per ottenere quanto dovuto, a cui vanno aggiunti interessi e commissioni. Da 1,5 euro si può arrivare in totale a pagare circa 10 euro. La maggior parte dei crediti viene riscossa entro due anni.
Michele Massaro, direttore di esercizio di Pedemontana lombarda, dice che le lamentele sono dovute a una certa lentezza nell’approcciarsi a un sistema nuovo. «Lo diciamo sempre che la Pedemontana è un fenomeno culturale. Noi abbiamo fatto il possibile fissando un termine di pagamento molto ampio, 15 giorni, e investendo in comunicazione». L’82 per cento degli automobilisti paga con Telepass o con il conto targa, il resto con altri metodi.
Rimangono però molte le persone che non pagano o non riescono a pagare nei tempi previsti. Nel 2022 erano il 13 per cento del totale, nel 2022 sono scese al 12,8 per cento e nel 2024 sono arrivate al 12,3 per cento. Le società di recupero crediti riescono a recuperare circa il 6 per cento entro due anni.
Secondo Massaro la tendenza è positiva: «Più passa il tempo, più si acquisisce dimestichezza nei pagamenti e più aumenta la soddisfazione delle persone. Bisogna continuare a investire in comunicazione perché ci sono tanti utenti che non pagano in modo inconsapevole in quanto non si rendono conto di percorrere un’autostrada senza barriere».
In Piemonte molti automobilisti hanno inviato segnalazioni alle associazioni dei consumatori che hanno denunciato i problemi all’Autorità di regolazione dei trasporti. Anche l’assessore regionale ai Trasporti Marco Gabusi ha confermato di aver ricevuto molte lamentele. «Questo non è il servizio che vogliamo offrire», ha detto Gabusi. «Capisco che possano esserci momenti di assestamento tecnico, ma pagare il pedaggio non deve diventare un’impresa o un miraggio».
All’estero il sistema free flow è attivo soprattutto nei paesi scandinavi, in particolare in Norvegia dove viene utilizzato anche per i traghetti, e in Portogallo. In Francia sono state fatte sperimentazioni su tre tratte autostradali, con disservizi analoghi ai casi italiani.