Cos’è questa storia delle microplastiche nei chewing gum

Un piccolo studio ancora da verificare ha generato una serie di articoli allarmati

Un fotogramma della serie tv Seinfeld (NBC)
Un fotogramma della serie tv Seinfeld (NBC)

Negli ultimi giorni una piccola ricerca sulle microplastiche nelle gomme da masticare è stata ampiamente ripresa dai giornali con titoli forti come «Chewing gum, allarme microplastiche: migliaia di particelle rilasciate in bocca», «Chewing gum, l’allarme degli scienziati» e «Le gomme da masticare rilasciano microplastiche, ne ingoiamo migliaia e sono pericolose». La diffusione di minuscole particelle di plastica nell’ambiente, in ciò che mangiamo e respiriamo, è discussa da ormai vent’anni ed è comprensibile che gli studi che se ne occupano siano accolti con grande attenzione, ma per come stanno le cose non c’è al momento motivo di smettere di masticare le gomme.

La ricerca che ha portato a quei titoli è stata presentata questa settimana alla conferenza che ogni primavera viene organizzata dall’American Chemical Society (ACS), insieme ad altre 12mila presentazioni su moltissimi ambiti della chimica e non solo. Lo studio non è stato pubblicato né ancora sottoposto a una revisione da parte di altri esperti, necessaria per valutare la qualità degli esperimenti e dei risultati ottenuti dal gruppo di ricerca. Tutti elementi che dovrebbero indurre a grandi cautele nell’occuparsi dell’argomento e nel trarre conclusioni.

Il gruppo di ricerca ha spiegato di avere testato dieci tipi diversi di gomme da masticare: cinque derivanti da gomme naturali e cinque da gomme ottenute con polimeri sintetici (un polimero è una molecola molto lunga). A seconda dei marchi, i chewing gum possono essere infatti prodotti utilizzando gomma naturale come il chicle (ricavato da una pianta tropicale) o una versione sintetica, con polimeri ottenuti da derivati del petrolio con processi simili a quelli per produrre diverse varietà di plastica.

I test hanno riguardato una sola persona, incaricata di masticare ogni gomma per quattro minuti, raccogliendo campioni di saliva ogni 30 secondi più uno sciacquo finale della bocca con acqua. In un altro test i campioni sono stati invece raccolti periodicamente nel corso di 20 minuti, per valutare eventuali effetti in tempi più lunghi di masticazione. Il gruppo di ricerca ha infine analizzato i campioni, provando a calcolare la concentrazione delle microscopiche particelle di plastica.

In media è stata rilevata la presenza di 100 microplastiche per ogni grammo di gomma da masticare, con picchi intorno alle 600 microplastiche. Una gomma da masticare è solitamente tra i 2 e i 6 grammi, quindi quelle più grandi potrebbero rilasciare fino a 3mila particelle di plastica, secondo i calcoli del gruppo di ricerca. La ricerca ha anche stimato che se una persona consumasse circa 160 gomme da masticare in un anno, potrebbe ingerire più di 30mila microplastiche.

Lo studio si è concentrato sulle microplastiche con un diametro di almeno 20 micrometri (cioè 0,02 millimetri), per via degli strumenti disponibili per effettuare le misurazioni nel laboratorio. Il gruppo di ricerca non esclude quindi che potessero esserci residui ancora più piccoli nei campioni analizzati.

Non c’è un’unica definizione di microplastiche, ma in linea di massima sono considerate tali le particelle di dimensioni inferiori a 5 millimetri. Non sono mai stati definiti limiti inferiori, anche se talvolta quando diventano molto piccole – inferiori al millesimo di millimetro – si parla di nanoparticelle. Identificare queste ultime è però molto difficile, anche a causa dei falsi positivi e dei margini di errore nelle misurazioni.

Le microplastiche sono ormai ovunque, si stima che ogni anno ne finiscano nell’ambiente fino a 40 milioni di tonnellate, ma le stime variano molto ed è difficile quantificare il problema. La loro presenza è stata rilevata in circa 1300 specie, tra terrestri e acquatiche, con l’osservazione di danni fisici (come il blocco dell’assorbimento del cibo) e chimici. Tra questi ci sono anche gli esseri umani, ma non c’è ancora una risposta chiara alla domanda se facciano male o meno, a seconda delle dimensioni, delle quantità, delle vie di assorbimento e di molte altre variabili.

La nuova ricerca si inserisce in questo contesto e, come hanno osservato diversi esperti, non è sufficiente per trarne qualcosa di convincente. Sono stati effettuati test con una sola persona e non è chiaro se sia stato impiegato un controllo, per esempio verificando la presenza di microplastiche nella bocca di una persona che non aveva consumato gomme da masticare. Il nostro organismo è inoltre esposto quotidianamente a quantità importanti di microplastiche, ma non è appunto detto che queste interagiscano poi con l’organismo in qualche modo.

Infine, come ha riferito il gruppo di ricerca, le microplastiche sono state trovate sia nelle gomme da masticare sintetiche sia in quelle naturali, dove teoricamente non avrebbero dovuto essere presenti. Non è chiaro se queste ci siano finite dentro nel processo produttivo o, più probabilmente, durante le analisi in laboratorio visto che per lo studio sono stati utilizzati reagenti che possono dare falsi positivi, segnalando la presenza di particelle di materiali plastici anche in loro assenza.

Lo studio sarà sottoposto a un processo di revisione (peer review) da parte di altri esperti, quindi il suo contenuto potrebbe cambiare prima dell’eventuale pubblicazione. L’idea che ci possano essere microplastiche nelle gomme da masticare non è comunque nuova, ma quantificarne la presenza e capire se si tratti effettivamente di un problema non è semplice.