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  • Venerdì 28 marzo 2025

Il progetto di inviare truppe europee in Ucraina, spiegato

Non c'è ancora nulla di concreto ma qualche informazione in più è uscita dall'ultima riunione a Parigi dei leader europei: Meloni continua a essere contraria

Emmanuel Macron parla con soldati ucraini in un campo di addestramento in Francia, ottobre 2024
Emmanuel Macron parla con soldati ucraini in un campo di addestramento in Francia, ottobre 2024 (AP Photo/Thibault Camus, Pool)
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«Ci sono molte domande su come funzionerà questo contingente, e al momento ci sono poche risposte», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla fine della terza riunione della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, che si è tenuta giovedì a Parigi. Alla riunione hanno partecipato 31 paesi europei e non solo, con l’obiettivo di costituire una forza militare a guida europea da inviare in Ucraina a garanzia di un eventuale accordo di pace, che comunque sembra ancora molto lontano.

Questo contingente militare è stato chiamato dai paesi europei «forza di rassicurazione», ed è ancora da decidere quasi tutto: quanto sarà grande, quali paesi vi parteciperanno, dove sarà posizionato in Ucraina e con quali obiettivi. Vari elementi di discussione si possono però capire dalle dichiarazioni dei due leader che hanno organizzato la “coalizione dei volenterosi”, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer.

Macron in particolare dopo la riunione di giovedì ha dato molte informazioni. Ha detto che ci sono già «vari paesi europei» che hanno deciso di aderire al progetto e inviare truppe nelle «forze di rassicurazione», ma che non c’è ancora l’unanimità sul tipo di impegno. Probabilmente non ci sarà mai: molti paesi hanno già annunciato che non intendono mandare i propri soldati in Ucraina, mentre altri non hanno le capacità militari per farlo.

Le «forze di rassicurazione» avrebbero la funzione di «agire come deterrente contro una potenziale aggressione russa», ha detto Macron. Significa che la loro presenza sul territorio ucraino dovrebbe scoraggiare la Russia dal violare un eventuale accordo di pace e attaccare di nuovo l’Ucraina.

Macron ha detto che le forze europee non sarebbero dispiegate lungo la linea del fronte, ma all’interno del territorio ucraino, «in città importanti, basi strategiche», e quindi non a diretto contatto con le forze della Russia. Questo dovrebbe avere lo scopo di non mettere troppo in pericolo le truppe europee, ma al tempo stesso di evitare che la Russia possa usare la loro presenza come pretesto per nuovi attacchi. «È un approccio pacifista», ha detto Macron. «Gli unici che, a quel punto, potrebbero scatenare un conflitto sarebbero i russi, se decidono di lanciare ancora un’aggressione».

Macron ha anche ipotizzato alcune regole di ingaggio. Le forze europee in Ucraina non sarebbero forze di peacekeeping, che molto spesso hanno delle regole estremamente limitanti e raramente possono entrare in combattimento se non per proteggere se stesse: «Se ci fosse un attacco generalizzato contro il territorio ucraino [dopo un accordo di pace, ndr] queste unità potrebbero trovarsi sotto attacco, e a quel punto entrerebbero in gioco le normali regole di combattimento. I nostri soldati… se si trovano in una situazione di conflitto sono lì per rispondere».

Volodymyr Zelensky, Emmanuel Macron e Keir Starmer al palazzo dell'Eliseo il 27 marzo 2025

Volodymyr Zelensky, Emmanuel Macron e Keir Starmer al palazzo dell’Eliseo il 27 marzo 2025 (Ludovic Marin, Pool via AP)

Una questione al momento molto dibattuta riguarda la dimensione del contingente. Zelensky ha chiesto 100 mila soldati, che secondo gli esperti è il numero minimo per una forza militare che voglia provare a difendere la linea di confine. Ma l’obiettivo, come ha detto Macron, non è quello di schierarsi al fronte ma di stare all’interno e fare da deterrente. Il britannico Starmer ha parlato in alcuni casi di 10 mila soldati complessivi, e in altri casi di 30 mila, e sono queste le cifre su cui si sta basando la discussione, almeno per ora.

Le divisioni principali sono su chi invierà soldati: oltre ai due paesi organizzatori, Francia e Regno Unito, si sono detti disponibili a partecipare alla coalizione Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Irlanda. Altri paesi, come Svezia e Repubblica Ceca, non hanno escluso la loro partecipazione, ma non hanno nemmeno aderito. Altri ancora, come Italia, Polonia, Spagna e Grecia non intendono inviare truppe. Il cancelliere tedesco uscente Olaf Scholz ha detto che anche la Germania non invierà soldati, ma il suo successore, il conservatore Friedrich Merz, sembra più aperto alla possibilità.

Un’altra grossa domanda riguarda la partecipazione degli Stati Uniti. Starmer e altri sostengono in maniera molto decisa che il contingente europeo avrà bisogno quanto meno di una «rete di protezione americana» che fornisca supporto logistico, intelligence ed eventualmente copertura aerea. Questo anche perché molti eserciti europei dipendono dagli Stati Uniti per questo genere di cose, e senza il loro contributo una eventuale «forza di rassicurazione» sarebbe piuttosto indebolita.

Macron, giovedì, ha detto: «La mia speranza è che gli americani siano dalla nostra parte e che forniscano supporto, o perfino che abbiano un ruolo attivo. Ma dobbiamo essere preparati alla possibilità che non si uniscano [alla coalizione]».

Un obiettivo della coalizione è rafforzare l’esercito ucraino e fare in modo che possa coordinarsi pienamente con le eventuali forze di deterrenza europee. Una delegazione di esperti militari francesi e britannici viaggerà nei prossimi giorni in Ucraina per discutere con i leader delle forze armate locali.

Macron ha detto che spera che le questioni principali legate alle «forze di rassicurazione» saranno decise «entro 3-4 settimane». È una stima ottimistica, che non tiene conto del fatto che in questo momento la collaborazione tra Stati Uniti ed Europa è in grave difficoltà. Inoltre l’eventuale presenza di militari europei in territorio ucraino dipenderà anche dall’esito dei negoziati con la Russia, da cui l’Europa è stata esclusa.

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