L’impero televisivo di Shonda Rhimes
Col successo di “Grey's Anatomy”, iniziato vent'anni fa, l'autrice e produttrice statunitense ha cambiato la tv e non sembra volersi fermare

La prima puntata della serie tv Grey’s Anatomy uscì negli Stati Uniti il 27 marzo del 2005, vent’anni fa, ed ebbe nel giro di poco un successo clamoroso. Era la prima serie tv scritta e prodotta da Shonda Rhimes, che ai tempi aveva 35 anni ed era al suo primo lavoro per la televisione. Oggi Rhimes è una delle produttrici più riconoscibili e pagate di Hollywood, e una delle donne più ricche nel mondo dello spettacolo statunitense.
Con la sua società di produzione Shondaland, fondata proprio in quei giorni del 2005, negli ultimi vent’anni ha prodotto altre 11 serie tv tra cui alcune longeve e di enorme successo come Scandal e Bridgerton. Come ha scritto di recente Variety, Rhimes ha «letteralmente cambiato il mondo della tv» con le sue protagoniste femminili spesso nere, e in generale con un approccio alle storie romantiche che ha saputo rendere il genere più denso, trasversale e apprezzato da un grandissimo pubblico.
Rhimes è nata a Chicago ma ha studiato a Los Angeles. Mentre studiava sceneggiatura all’università ha cominciato a lavorare con Debra Martin Chase, una delle primissime donne nere a ottenere contratti importanti nel mondo della produzione, e poi per la Mundy Lane Entertainment, la società di Denzel Washington, che fu a sua volta uno che con il suo lavoro contribuì ad allargare l’accesso degli attori afroamericani all’industria di Hollywood. Nei primi anni Duemila, poco dopo i trent’anni, scrisse la sceneggiatura di Crossroads, il primo film con Britney Spears, che fu un successo di incassi ma non piacque alla critica, e il seguito della commedia romantica Pretty Princess, che andò male ma permise a Rhimes di lavorare con Julie Andrews, di cui era fan e che infatti chiamò poi per dare la voce al misterioso personaggio di Lady Whistledown in Bridgerton.
Nel 2001 propose il suo primo episodio pilota al canale televisivo ABC, con protagonista una giovane corrispondente di guerra, ma la serie fu bocciata. Nel 2010, ben dopo il successo di Grey’s Anatomy e dello spin off Private Practice, avrebbe riprovato a proporre a ABC una serie tv incentrata su una giornalista giovane e ambiziosa impiegata in una redazione di un canale di news, anche questa volta senza successo.
Grey’s Anatomy, che è alla ventunesima stagione e continua a essere seguitissima, ebbe da subito un enorme successo, che travolse Rhimes in un modo che non aveva previsto. Betsy Beers, la socia con cui Rhimes aprì Shondaland, ha raccontato che in quei primi anni era una «scrittrice introversa», e di quel primo periodo Rhimes stessa ha detto di aver «dovuto capire come essere una grande leader, cosa che ha richiesto del tempo».

Shonda Rhimes col cast di Grey’s Anatomy ai festeggiamenti del 300esimo episodio (Paul Hebert/Disney General Entertainment Content via Getty Images)
Il genere su cui Rhimes ha costruito la propria carriera è quello dei drammi romantici, che prendono alcuni degli elementi classici della soap opera e li collocano all’interno di contesti che arricchiscono e allargano la narrazione per non limitarla alle storie d’amore. Vale per la vita d’ospedale di Grey’s Anatomy, per l’alta società all’epoca della Reggenza britannica di Bridgerton o per la politica statunitense di Scandal. Come nel caso delle soap opera sono storie pensate per andare avanti potenzialmente all’infinito, tenendo agganciati gli spettatori che, da una puntata all’altra e da una stagione all’altra, aspettano di sapere come andranno a finire corteggiamenti, amori non corrisposti e storie d’amore impossibili.
È quello che sta succedendo con Grey’s Anatomy, che non accenna a voler arrivare a una conclusione. Per portare avanti la storia senza annoiare e giustificando i fisiologici cambiamenti nel cast, negli anni sono stati inseriti incidenti, catastrofi e morti in un numero spudoratamente irrealistico, che non è passato inosservato ai fan. Nonostante tutto comunque dopo vent’anni Grey’s Anatomy continua a essere fra le serie più viste della piattaforma Disney+, assieme a quella animata per bambini Bluey.
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Tra i meriti che vengono riconosciuti ai prodotti di Rhimes c’è il fatto di aver creato personaggi protagonisti neri, contribuendo a un lento superamento degli automatismi di Hollywood che per anni avevano impiegato attori non bianchi solo in ruoli marginali. La protagonista di Scandal, Olivia Pope, è una donna afroamericana interpretata da Kerry Washington e quella di Le regole del delitto perfetto è Annalise Keating, interpretata da Viola Davis. Anche la regina Carlotta d’Inghilterra, in Bridgerton e nella miniserie spin off La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, è interpretata da un’attrice afroamericana, Golda Rosheuvel, cosa che ai tempi della prima uscita non passò inosservata e portò a un grosso dibattito.
Allo stesso tempo Rhimes ha saputo inserire nelle sue serie personaggi femminili la cui realizzazione e soddisfazione non fosse limitata alla sfera amorosa, ma che si affermassero attraverso l’eccellenza nel proprio lavoro: una cosa piuttosto inedita in un primo momento.
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Golda Rosheuvel, a sinistra, con Shonda Rhimes (Elizabeth Goodenough/Everett Collection)
Variety ha recentemente fatto notare come l’impatto di Rhimes e di Grey’s Anatomy si possa misurare anche nel modo in cui ha condizionato il linguaggio delle persone che sono cresciute guardandolo. Per fare un esempio che funziona anche in italiano, oggi è frequente sentir dire da qualcuno che un amico o un partner «è la mia persona», nel modo con cui la protagonista Meredith Grey definisce la collega e migliore amica Cristina Yang e che non esisteva prima della serie.
Rhimes è nota anche per il sapiente uso della musica: per le colonne sonore usa spesso canzoni molto pop, commoventi e riconoscibili, che per la loro fama contribuiscono a rendere memorabili alcune scene, ma allo stesso tempo finiscono poi per rimanerci legate per sempre nell’immaginario degli spettatori. Una di queste è “Chasing Cars” degli Snow Patrol che in Grey’s Anatomy accompagna la scena straziante in cui Danny (interpretato da Jeffrey Dean Morgan) muore, Izzie (Katherine Heigl) decide di licenziarsi, e Meredith si trova a scegliere una volta per tutte tra l’uomo che ama davvero, ma che è sposato, e quello con cui vorrebbe stare ma che non ama. La stessa canzone è poi stata ripresa cinque anni dopo in un altro episodio altrettanto drammatico della stessa serie. In Bridgerton questa attenzione alla scelta di canzoni molto mainstream ha portato a una trasposizione in chiave “Regency” di “Material Girl” di Madonna, “Wrecking Ball” di Miley Cyrus e “Cheap Thrills” di Sia.
L’influenza di Rhimes e di Shondaland nella televisione statunitense e globale ha fatto un grosso salto nel 2017, quando ha fatto un accordo di esclusiva con Netflix, lasciando dopo oltre dieci anni il canale ABC, che fa parte del gruppo Disney. Di quella decisione Rhimes ha detto che era un periodo in cui «quando si presentava un problema lo risolvevamo in 15 minuti. Non c’era più nessuna sfida. Non stavamo crescendo in nessun modo e a me piace crescere». Nel 2020 Bridgerton divenne in breve tempo una delle serie di Netflix più viste di tutti i tempi; nel 2022 uscì Inventing Anna, miniserie ispirata a una storia vera che fece molto parlare anche se era un po’ diversa dalle precedenti produzioni di Rhimes; e il 20 marzo è uscita The Residence, serie mistery con protagonista la detective Cordelia Cup interpretata da Uzo Aduba (che qualcuno ricorderà per il suo ruolo in Orange Is the New Black).
In un’intervista all’Hollywood Reporter Rhimes ha detto di non poter rivelare i progetti a cui sta lavorando adesso, ma che in generale ama la commedia e che le piacerebbe fare una serie comedy di quelle con le puntate da mezz’ora. Ma ha anche detto di aver sempre voluto fare un western, e che è un’appassionata di documentari. Sulla direzione verso cui sta andando la produzione televisiva, Rhimes ha detto a Variety che quando prova a guardare al futuro non ha idea di come sarà: «mi è molto chiaro che le mie figlie vogliono guardare solo cose brevi per via di YouTube o quello che è. Sedersi e guardare un film è molto raro per loro. Non è come era per noi. Sta cambiando tutto».