Perché si parla delle lauree della ministra del Lavoro
Un'inchiesta giornalistica ha scoperto diverse cose che non tornano sul modo in cui le ha ottenute, e finora i suoi chiarimenti sono stati insufficienti

Da qualche giorno i giornali si stanno occupando dei titoli di studio di Marina Elvira Calderone, ministra del Lavoro del governo di Giorgia Meloni, titoli che sarebbero stati conseguiti in modo poco chiaro e con diverse incongruenze in un’università privata di Roma già al centro di diverse inchieste. Il caso è stato raccontato per la prima volta dal Fatto Quotidiano e ieri la ministra è stata chiamata in parlamento per rispondere al question time delle opposizioni (cioè il momento in cui i parlamentari possono fare interrogazioni ai ministri con risposta immediata): non ne è uscita benissimo e le spiegazioni sono state molto parziali.
Il Fatto Quotidiano si sta interessando delle lauree di Calderone dall’ottobre del 2022, dal giorno in cui ha giurato come ministra, poiché Calderone stessa era stata piuttosto evasiva sui suoi titoli di studio, indicando ad esempio sul sito del governo solo una generica laurea in Economia senza data né università. A seguito di una richiesta di accesso agli atti, al Fatto il ministero aveva risposto che Calderone aveva conseguito una laurea triennale in Economia aziendale internazionale nel 2012 e una laurea magistrale in Gestione aziendale nel 2016, all’università privata Link Campus di Roma dove tra l’altro il marito di Calderone, Rosario De Luca, aveva un ruolo nel consiglio di amministrazione.
La Link Campus è stata fondata ed è presieduta da Vincenzo Scotti, più volte ministro in vari governi italiani dagli anni Settanta ai Novanta (ma rimasto poi per anni molto influente in politica): l’università è nota, tra le altre cose, per i numerosi corsi e master in sicurezza spesso frequentati da diplomatici, membri delle forze dell’ordine e dell’intelligence, e perché nel 2019 fu in parte coinvolta nello scandalo statunitense noto come “Russiagate”.
Qualche giorno fa il Fatto ha potuto visionare lo statino degli esami di Calderone da cui risulta innanzitutto che ne abbia dati anche tre in tre settimane, due anche nello stesso giorno e anche di domenica. Riassumendo, scrive il Fatto: «Nella sua carriera universitaria per due volte ha superato in un solo giorno due esami, cinque volte lo ha fatto di domenica, una di sabato». La ministra ha risposto a questa prima accusa spiegando su Facebook che «è normale per chi studia e lavora, e io studio e lavoro da 30 anni».
Ci sarebbe però un problema per quanto riguarda il modo in cui abitualmente si svolgevano gli esami alla Link e dunque anche quelli che Calderone avrebbe sostenuto, cioè alla presenza di un solo professore: è una modalità contraria a quanto stabilito dalla legge 270 del 2004, secondo cui un esame universitario per essere valido deve avvenire alla presenza di almeno due membri, perché solo così si forma una “commissione”. Tale contestazione è alla base di un processo ancora in corso a Firenze (la sentenza dovrebbe arrivare a giugno) contro gli allora vertici dell’università, compreso l’ex ministro Vincenzo Scotti in qualità di presidente della Link, e contro il segretario generale del sindacato di polizia Siulp Felice Romano. Secondo la procura alcune prove d’esame, comprese quelle di decine di poliziotti, erano state falsificate, allestendo i test in sedi improvvisate esterne alla Link (a Firenze, anche in locali del mercato ortofrutticolo) e mettendo a conoscenza preventivamente gli studenti del contenuto di ogni prova.
Ma soprattutto, stando all’Anagrafe degli studenti del ministero dell’Istruzione (l’unico archivio che attesta il valore legale dei titoli universitari conseguiti), non risulta che Calderone abbia conseguito la laurea triennale. Risulta che nell’anno accademico 2012/2013 fosse iscritta al secondo anno della triennale, e al primo della magistrale, contemporaneamente. Si tratterebbe, nel caso, di un’immatricolazione non valida per mancanza di titolo precedente. Dallo statino degli esami risulta però che per la triennale le siano stati convalidati solamente due esami che derivavano da una precedente iscrizione alla Link Campus University of Malta, il nome con cui in precedenza si chiamava la Link: all’epoca però quell’università non era riconosciuta in Italia, cosa che è avvenuta nel 2011.
Nel frattempo il ministero dell’Università e della Ricerca ha fatto sapere che «al momento del conseguimento della laurea triennale della ministra Calderone, l’università Link si configurava come istituzione straniera» e che per questo motivo la laurea triennale di Calderone non risulterebbe agli atti dell’Anagrafe nazionale.
Prima della nomina a ministra, Calderone è stata dal 2005 e per 17 anni presidente dell’Ordine dei consulenti del lavoro. Per legge, dal 2010 per ricoprire questo incarico è necessario essere laureati, così come devono esserlo i professionisti rappresentati. Su questo punto Calderone si è difesa ricordando di essere «iscritta all’ordine dei consulenti del lavoro dal 22.11.1994, mentre l’obbligo di laurea è stato introdotto solo a partire dal 2010». L’attuale ministra avrebbe conseguito la laurea solo successivamente.
Dall’Anagrafe degli studenti del ministero dell’Istruzione e dai documenti interni della Link visionati dal Fatto risulterebbero infine diverse incongruenze e mancanze sulle tasse universitarie. Secondo le informazioni raccolte dal Fatto, per la magistrale (che costava circa 10mila euro) a Calderone sarebbe stato fatto uno sconto del 50 per cento, ma risulta che ne abbia pagati solo 500 di iscrizione e una rata da 850. Le altre sei rate, per un totale di 5.100 euro, risultano ancora oggi non saldate.
Ieri, durante l’interrogazione parlamentare chiesta dalle opposizioni per avere dei chiarimenti, Calderone ha attaccato il Fatto e le opposizioni parlando di «operazioni di dossieraggio» messe in piedi strumentalmente per attaccare il governo. Di fatto la ministra ha ribadito che tutti i suoi titoli di studio «sono pienamente legittimi e conformi alla normativa vigente», ma non è entrata nel merito dei chiarimenti richiesti.