La “manosfera” è sempre più visibile

Quelle che un tempo erano nicchie di internet ora stanno inondando i social degli adolescenti di contenuti misogini e antifemministi

di Viola Stefanello

L'influencer misogino Andrew Tate (Andrei Pungovschi/Getty Images)
L'influencer misogino Andrew Tate (Andrei Pungovschi/Getty Images)

Da oltre quindici anni esiste una parola per definire la rete di account sui social network, youtuber, forum e siti che sostengono e propagano opinioni antifemministe, misogine e spesso ultraconservatrici. È “manosphere”, normalmente tradotto in italiano con “manosfera”, ed è un termine ombrello che include al suo interno movimenti e persone diverse tra loro, accomunate dalla convinzione che gli uomini siano le vere vittime di un mondo ingiustamente a favore delle donne e che questa situazione sia dovuta a una società eccessivamente femminista.

Fino a poco tempo fa, a conoscere e usare il termine “manosfera” era una nicchia specifica di persone che la studiava spesso per lavoro, ma negli ultimi mesi ha cominciato a circolare di più, sui media statunitensi ma non solo. La rielezione di Donald Trump è stata ottenuta anche grazie al “bro vote”, ovvero il voto dei giovani elettori maschi che spesso si informano in larga parte su podcast adiacenti alla manosfera, o che ne hanno introiettato alcuni messaggi. E nelle ultime due settimane l’enorme successo della serie di Netflix Adolescence ha mostrato a milioni di persone il potenziale impatto della manosfera sugli adolescenti.

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Gran parte degli studi sulla manosfera fanno rientrare nel termine soprattutto quattro gruppi. Ci sono gli attivisti per i diritti degli uomini (men’s rights activists, MRA), concentrati in particolare sull’idea che le politiche di welfare statali, le leggi sul divorzio e quelle per l’affidamento dei figli siano troppo sbilanciate a favore delle donne; gli “uomini che vanno per la loro strada” (Men Going Their Own Way, MGTOW), secondo cui le donne andrebbero evitate del tutto, perché sarebbero delle approfittatrici di cui è impossibile fidarsi; gli “artisti del rimorchio” (pick-up artist o PUA), che insegnano agli uomini tecniche di seduzione che dovrebbero servire ad attirare più facilmente partner sessuali, basate spesso su stereotipi negativi sulle donne.

Ma il gruppo della manosfera di cui è più probabile che abbiate sentito parlare, che poi è anche quello a cui si fa riferimento in Adolescence, sono gli incel, abbreviazione di involuntary celibates (“casti non per scelta”), ovvero gli uomini eterosessuali che ritengono di non riuscire ad avere partner sessuali per colpa di un’ingiusta ed eccessiva selettività delle donne.

Negli ultimi anni di incel si è parlato a più riprese perché vari uomini che si autodefinivano così hanno commesso stragi di massa prendendo di mira donne, di solito sconosciute: il primo caso, e tuttora il più citato, è quello di Elliot Rodger, un ventiduenne che nel maggio del 2014 uccise sei persone e ne ferì quattordici in California, per poi suicidarsi. Prima della strage, Rodger aveva caricato su YouTube un video in cui spiegava le motivazioni del suo attacco, dicendo di voler punire quante più donne possibili per il fatto che lui fosse ancora vergine e si sentisse costantemente rifiutato.

Ci sono ragazzi che visitano gli spazi della manosfera saltuariamente, magari perché sono attirati dai consigli per migliorare il proprio aspetto fisico o per rimorchiare le ragazze. Quelli che li frequentano più assiduamente talvolta finiscono per considerare la propria appartenenza a questi spazi come un tratto identitario: in questi casi viene spesso usato un gergo che deriva dal film del 1999 Matrix e che allude alla scena in cui il protagonista è posto di fronte alla scelta della pillola blu o di quella rossa.

Nel linguaggio della manosfera, le persone che ne fanno parte e che riconoscono quindi il fatto che la società contemporanea svantaggi gli uomini a favore delle donne sono “redpillate”: hanno, per dirla in altro modo, «preso la pillola rossa», che in Matrix permette alle persone di vedere il mondo per com’è veramente (red pill in inglese vuol dire pillola rossa).

Ci sono poi gli uomini che hanno «preso la black pill», la pillola nera, quelli che hanno rinunciato a cercare una vita sentimentale o sessuale soddisfacente: secondo loro la posizione degli uomini nel «mercato sessuale» è predeterminata geneticamente e immutabile, cosa che renderebbe l’autolesionismo, la violenza e il suicidio una reazione comprensibile e legittima.

La scena di Matrix in cui viene mostrata la scelta tra pillola rossa e pillola blu

Per anni, gli spazi digitali della manosfera sono stati piuttosto circoscritti. Era possibile trovare incel, PUA o MRA su grandi piattaforme come Facebook, Twitter o Reddit, ma i gruppi da loro creati venivano regolarmente banditi dai social network mainstream, quasi sempre per violazione delle linee guida che vietano i discorsi d’odio. I loro forum e siti si potevano comunque trovare con una certa facilità con una ricerca su Google, ma era raro che un uomo o un ragazzo ci incappasse per caso.

Questo è cambiato con l’uso sempre più massiccio che si fa di piattaforme basate su algoritmi di raccomandazione dei contenuti che utilizzano masse di dati relativi al comportamento e ai gusti degli utenti per somministrare loro video, foto e post che li convincano a rimanere sulla piattaforma stessa, come YouTube, Instagram e poi TikTok.

«Oggi se tu crei un account su TikTok e dici di essere un adolescente maschio, l’algoritmo ci mette pochissimo a proporti contenuti di Andrew Tate», racconta Beatrice Petrella, giornalista e autrice del podcast Oltre, un’inchiesta sugli incel in Italia.

Il riferimento è a uno dei personaggi più noti della manosfera, citato anche nel primo episodio di Adolescence: l’ex campione del mondo di kickboxing che da anni ha accumulato un grande seguito online pubblicando video e post in cui condivide opinioni fortemente misogine. La teoria principale di Tate è che le uniche donne desiderabili siano quelle che non hanno esperienza romantica e sessuale e che qualsiasi tipo di dimostrazione di debolezza da parte degli uomini sia da evitare e condannare. Tate e il fratello, Tristan, sono accusati di stupro e tratta di esseri umani sia in Romania che in Regno Unito.

Quando non vengono proposti loro dagli algoritmi di raccomandazione dei contenuti, i ragazzi e gli uomini spesso trovano questi spazi e queste figure mentre cercano aiuto su internet. «Molti si sentono vittime, sentono di avere poco spazio d’azione, hanno una bassa autostima o stanno attraversando un periodo di tumulto emotivo. Soprattutto i ragazzini, ma anche uomini adulti, non sanno bene a chi dare la colpa [per la loro sofferenza]. E queste ideologie offrono loro un capro espiatorio davvero facile», ha detto a Rolling Stone Allysa Czerwinsky, ricercatrice dell’Università di Manchester che si occupa di estremismo e maschilismo online.

«Appena ti individua come ragazzo, l’algoritmo ti propone quella roba lì», dice Petrella. «E per i ragazzi è molto facile venire tirati dentro in qualche modo, introiettando questo genere di pensiero». Nell’esperienza di Petrella, che per il suo podcast ha trascorso molto tempo su spazi digitali collegati al mondo incel italiano, molti ragazzi usano termini e riferimenti che provengono direttamente dal linguaggio della manosfera senza rendersene conto. «Una delle cose di cui mi sono resa conto è che molti di loro sono radicalizzati e non sanno di esserlo».

Succede anche in Adolescence, il cui protagonista, Jamie, dice di essere convinto del fatto che l’80 per cento delle donne siano attratte dal 20 per cento degli uomini, una teoria che circola molto nella manosfera. Eppure non si considera un incel, e si mostra molto ferito dal fatto che i suoi compagni di scuola lo considerino tale.

Un diagramma che dovrebbe mostrare i motivi per cui la maggior parte delle donne sarebbe attratta da una percentuale minima degli uomini, diffuso nei siti che fanno parte della manosfera (redpillers.com)

Molto spesso la manosfera contribuisce ad abbattere ulteriormente l’autostima e le speranze di ragazzi molto giovani, convincendoli del fatto che non sono adatti ad avere una relazione romantica anche prima che ce ne sia stata l’occasione. Jaimie, per esempio, ha 13 anni, e pensa di essere brutto e indesiderabile al punto da dubitare che qualcuno possa mai voler stare con lui. Gran parte dei ragazzi che avranno una vita romantica e sessuale serena e soddisfacente, però, ha le prime esperienze ben dopo i 13 anni.

– Leggi anche: Dove si riflette sull’identità di genere maschile

Al di là della serie, ci sono varie statistiche che mostrano la diffusione di queste convinzioni tra i più giovani, anche se mancano dati di questo tipo in Italia. Nel 2020, per esempio, uno studio dell’organizzazione HOPE not hate condotto su 2076 cittadini britannici tra i 16 e i 24 anni ha mostrato che il 50 per cento degli intervistati maschi riteneva che il femminismo rendesse la vita più difficile agli uomini.

Uno degli autori, Owen Jones, ha detto che nella sua esperienza molti adolescenti maschi non ritengono che il sessismo sia un vero problema e spesso reagiscono in modo aggressivo quando si parla di questioni di genere: «non solo si negano i problemi, ma si cerca anche di mettere a tacere qualsiasi discussione sull’emancipazione femminile o critica dei comportamenti maschili». In Spagna, un sondaggio del 2024 ha mostrato che tra i ragazzi dai 16 ai 24 anni quasi il 52 per cento ritiene che il femminismo abbia esagerato al punto che ora sono gli uomini a essere discriminati.

La questione viene complicata ulteriormente dal fatto che molti dei termini e delle posizioni care alla manosfera sono entrati nel gergo e nei registri comici di personaggi e pagine che formalmente non ne fanno parte. Con un’ironia spesso ambigua, però, contribuiscono a normalizzare e ad amplificare i temi tipici degli incel. Negli Stati Uniti succede con molti podcast di youtuber che parlano di sport o videogiochi e si considerano apolitici, ma che finiscono per simpatizzare apertamente con Trump. In Italia fanno qualcosa di simile pagine di meme tradizionalmente per maschi, la cui comicità è diventata col tempo sempre più misogina, ma anche streamer di Twitch o influencer palestrati.

Peraltro, molti dei termini che oggi si possono trovare facilmente dentro a meme piuttosto mainstream – come “uomo alfa” e “Chad” (il tipo di uomo da cui la maggior parte delle donne sarebbero attratte) o “Stacey” (la classica ragazza bella ma superficiale e promiscua, attratta dai Chad) – sono stati coniati dalle comunità incel.

Quattro personaggi ricorrenti nei meme che hanno avuto origine nelle comunità incel: da sinistra a destra “the Virgin”, che rappresenta l’incel, Chad, Becky (una donna indesiderabile, istruita e poco curata) e Stacey

«Se glielo chiedi direttamente, i ragazzi sono abbastanza critici nei confronti degli atteggiamenti e delle espressioni più violente contro le donne, e anche quando parliamo di manosfera», dice Marco Scarcelli, professore dell’Università di Padova che da anni si occupa di mascolinità, specie tra gli adolescenti italiani, passando peraltro molto tempo con loro nelle classi delle scuole superiori.

«Eppure c’è una sorta di sgocciolamento della manosfera nella vita quotidiana, perché i discorsi “da manosfera” emergono spesso nelle battute dei ragazzi, nei meme e via dicendo, vengono sostanzialmente normalizzati, al punto che molti di questi linguaggi non vengono più considerati violenti ma scherzosi. Per i ragazzi il segno della violenza non sta nel dire a una ragazza di tornare in cucina, ma nell’uso di un linguaggio volgare, o naturalmente nella violenza fisica vera e propria». Se lo si prova a problematizzare, aggiunge, spesso si ottengono risposte relative al fatto che non si può più dire niente, che «le femministe hanno rotto le scatole», che «i ragazzi sono fatti così».

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Secondo Scarcelli, il fatto che questo genere di discorso attecchisca tra i giovani non è dovuto soltanto al fatto che vengano esposti spesso e volentieri a contenuti attinenti alla manosfera online, ma anche al fatto che «il terreno è già fertile. Non dobbiamo pensare a menti innocenti che vengono traviate: sono convinzioni già ben radicate nella nostra cultura, che circolano da decenni». Scriveva una cosa simile, dopo l’elezione di Trump, anche il giornalista Max Read, che da anni si occupa di sottoculture digitali:

È assolutamente vero che il tono e il contenuto dei video che le persone consumano su TikTok o Instagram influenzano la loro comprensione del mondo che le circonda, ma lo stesso vale per le loro esperienze offline, le loro relazioni, il loro lavoro, i loro stati mentali, i loro mondi sociali, le loro abitudini di spesa e così via. Perché i catastrofisti e i reazionari sono così onnipresenti nei feed dei giovani maschi?

Potrebbe essere che quel genere di video sia ciò che quelle persone vogliono vedere, per ragioni in gran parte esterne a TikTok? Andrew Tate sta davvero trasformando da solo giovani idioti innocenti e senza cervello in misogini? Mi sembra molto più probabile che alcuni giovani uomini portino su TikTok e YouTube una serie di presupposti misogini e maschilisti, e che queste idee vengano rafforzate e trasformate in convinzioni consolidate.

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