Le città americane che si oppongono alle espulsioni di massa di Trump
Sono quelle cosiddette “santuario”, che hanno leggi speciali per proteggere i migranti: una delle principali è Denver, che per questo sta avendo vari problemi
di Eugenio Cau

Ci sono città americane che fanno da ostacolo ai piani dell’amministrazione di Donald Trump di espellere in massa le persone migranti e richiedenti asilo. Sono tutte o quasi governate da sindaci del Partito Democratico e sono note come “città santuario” (sanctuary cities, a rigore città rifugio) perché hanno approvato leggi che rendono più difficile per le autorità federali rintracciare ed espellere i migranti. Una delle città santuario più importanti, e anche delle più attaccate da Trump e dai Repubblicani, è Denver, la capitale del Colorado.
Nel 2017, durante la prima amministrazione Trump, Denver divenne un grosso caso nazionale quando Jeanette Vizguerra, una migrante messicana irregolare madre di quattro figli, si rifugiò in una chiesa del centro per evitare di essere espulsa. Vizguerra, allora, riuscì a ottenere un permesso di soggiorno temporaneo. Ma come in molti altri campi, l’amministrazione Trump nel suo secondo mandato è più pronta e aggressiva: a metà marzo Vizguerra è stata arrestata dalla polizia di frontiera federale e portata in un centro di detenzione per migranti.
La chiesa in cui si rifugiò Vizguerra nel 2017 è la First Baptist Church, che si trova a pochi metri dal Campidoglio di Denver, il parlamento dello stato del Colorado. Appena entrati, il pastore Kurt Kaufman porge un cartoncino bianco grande quanto un biglietto da visita, con un lato scritto in inglese e un lato scritto in spagnolo. Nel lato in spagnolo ci sono le istruzioni da seguire nel caso di un raid della polizia di frontiera, tra cui: «Non apra la porta se un agente sta bussando», e «NON FIRMI NIENTE», in maiuscolo. Nel lato in inglese c’è il testo che la persona eventualmente arrestata deve dire davanti agli agenti, tra cui: «Voglio esercitare i miei diritti costituzionali».

Il biglietto con le istruzioni per i migranti (Il Post)
Quando Vizguerra è stata arrestata non ha fatto in tempo a rifugiarsi da nessuna parte: gli agenti sono arrivati mentre lei stava facendo una pausa dal suo lavoro da commessa in un supermercato, in modo inaspettato. Alla First Baptist Church, la chiesa che l’accolse nel 2017, si stanno comunque preparando a ricevere persone migranti e proteggerle dalla polizia di frontiera federale, se sarà necessario.
Il Post ha visitato la First Baptist Church e parlato con il pastore Kaufman alcune settimane fa, prima dell’arresto di Vizguerra. Già allora la chiesa era di fatto in stato di emergenza: «C’è un piano. Siamo preparati a tenere le persone al sicuro», ha detto Kaufman. Il piano prevede che le porte della chiesa siano tenute sempre chiuse, così che gli agenti di frontiera non possano entrare senza mandato. Anche se hanno un mandato, gli agenti devono riuscire a farlo scivolare sotto la porta chiusa per poter dire di averlo consegnato, altrimenti il pastore può continuare a negare l’ingresso. Kaufman dice che questa situazione di allerta continua è paradossale, soprattutto per un luogo di culto: «Una chiesa non dovrebbe tenere chiuse le sue porte».

Il pastore Kurt Kaufman davanti alla porta della First Baptist Church (Il Post)
È possibile che la vicenda della First Baptist Church abbia ispirato una delle prime decisioni di Trump, che nel suo primo giorno di mandato ha tolto proprio alle chiese, alle scuole e agli ospedali il loro status di luogo protetto.
Prima dell’arrivo di Trump, se una persona si rifugiava in una chiesa, si trovava a scuola o si stava curando in un ospedale gli agenti di frontiera evitavano di fare irruzione, per ragioni di sensibilità culturale e anche storiche: fin dal Medioevo le chiese sono considerate luoghi inviolabili, se non per casi molto gravi. Ora questa eccezione è stata eliminata: «I criminali non potranno più nascondersi nelle chiese e nelle scuole d’America per evitare l’arresto», ha scritto il dipartimento della Sicurezza nazionale in un comunicato.

La First Baptist Church di Denver (Il Post)
La misura fa parte di una più ampia battaglia dell’amministrazione Trump contro tutte le realtà che cercano in qualche modo di proteggere le persone migranti dalle espulsioni. In questo contesto le città santuario, tra cui appunto Denver, sono uno degli obiettivi principali.
Non esiste un’unica definizione di città santuario: il termine indica un’ampia gamma di legislazioni «che impongono un qualche tipo di limitazione alla quantità di informazioni che possono essere condivise con le autorità federali sullo stato migratorio di una persona», dice Colleen Putzel-Kavanaugh, ricercatrice del centro studi Migration Policy Institute. In pratica le autorità locali delle città o degli stati cosiddetti “santuario” si rifiutano di condividere con le autorità federali se una determinata persona è cittadino americano o no, è migrante regolare o no.
Nella maggior parte dei casi, in realtà, le autorità delle città santuario evitano semplicemente di raccogliere queste informazioni. Quando una persona viene ricoverata in ospedale, si presenta in un ufficio pubblico per un documento o perfino quando fa la patente di guida, il suo status migratorio non viene registrato (ovviamente la persona deve comunque dimostrare la propria identità e la propria residenza). In questo modo, nel caso in cui la polizia federale di frontiera chiedesse alla città o allo stato di condividere informazioni su eventuali migranti irregolari presenti nel loro territorio, le autorità locali possono dire in modo credibile che non hanno niente da condividere, proteggendo i migranti. Le autorità locali tuttavia collaborano con quelle competenti in casi di indagini criminali o quando lo ordina un giudice.

Jeanette Vizguerra (AP Photo/David Zalubowski)
Negli Stati Uniti ci sono una decina di stati che possono essere definiti santuario, oltre a centinaia di città. Le più importanti sono Boston, Chicago, New York e appunto Denver. Il sindaco della città, il Democratico Mike Johnston, in questi mesi è emerso come uno dei principali oppositori di Trump quando si parla di immigrazione: quando Trump fu rieletto disse che, pur di opporsi ai suoi piani di espulsione di massa di tutte le persone migranti, era disposto a finire in prigione. Quando Vizguerra è stata arrestata, ha detto che si trattava di «persecuzione di dissidenti politici degna di Putin», il presidente russo.

Il sindaco di Denver Mike Johnston (AP Photo/David Zalubowski)
Il 27 gennaio, una settimana dopo l’insediamento di Trump, la commissione della Camera sul Controllo e sulla riforma del governo ha inviato una lettera a Johnston sostenendo che le città santuario come Denver «impediscono alle forze di polizia federali di fare arresti in sicurezza e di rimuovere criminali pericolosi dalle comunità americane, rendendo l’America meno sicura».
La commissione ha poi ordinato a Johnston e ad altri sindaci di città santuario di presentarsi alla Camera per un’udienza, che si è tenuta a inizio marzo. La deposizione di Johnston è stata una delle più commentate, perché il sindaco ha difeso energicamente le politiche della sua città per difendere quelli che lui chiama «i nuovi arrivati», e che le autorità federali chiamano «stranieri illegali». Johnston ha detto che se negli Stati Uniti è in corso una crisi migratoria la colpa è del Congresso che non ha approvato nuove leggi per risolvere la situazione. Al tempo stesso, però, si è rifiutato di dire che Denver è una città santuario (secondo la maggior parte degli esperti lo è), approfittando dell’ambiguità legale che esiste attorno al termine.
Johnston, come altri sindaci, sta cercando di salvaguardare le garanzie che fanno di Denver una città accogliente per i migranti, ma al tempo stesso di tutelare la città da eventuali ritorsioni del governo, che ha già minacciato più volte di tagliare i finanziamenti federali alle città che si rifiuteranno di collaborare alle sue politiche contro i migranti.
Durante l’udienza al Congresso, le minacce si sono fatte anche personali. A un certo punto il deputato Repubblicano Clay Higgins ha detto, parlando ai sindaci ma rivolgendosi a Johnston: «Uno di voi ha detto di essere pronto ad andare in prigione. Potremmo darvi questa opportunità».