E se fossimo molti di più?
Tra demografi si discute di un nuovo studio che ipotizza che i conteggi della popolazione mondiale sottostimino di molto la quantità di persone nelle aree rurali

Da quando esiste la nostra specie non siamo mai stati così tanti sulla Terra, eppure secondo un ricercatore finlandese potremmo essere ancora di più rispetto agli 8,2 miliardi di persone delle stime ufficiali. Josias Láng-Ritter e i suoi colleghi dell’Università Aalto di Helsinki hanno ipotizzato in uno studio che ci siano milioni (se non miliardi) di persone non calcolati nelle stime ufficiali, soprattutto a causa della scarsa conoscenza della distribuzione delle popolazioni nelle aree rurali e più remote della Terra. La ricerca ha incuriosito i demografi, che però non hanno trovato molto convincente l’ipotesi: se fossimo davvero così tanti di più ce ne saremmo accorti, dicono.
I dubbi derivano probabilmente in parte dal fatto che Láng-Ritter non è un demografo, ma un ricercatore che da tempo si occupa dello studio dell’acqua come risorsa per le popolazioni. Per uno dei suoi progetti di ricerca stava lavorando con i colleghi a un’analisi di come la costruzione di grandi dighe renda spesso necessario il trasferimento di migliaia, a volte milioni di persone, dalle aree che saranno sommerse dai nuovi bacini artificiali.
Lo studio aveva compreso i progetti di 300 dighe in 35 paesi in giro per il mondo, dalla Cina alla Polonia passando per il Brasile, messi in cantiere tra il 1980 e il 2010. Per ogni progetto, il gruppo di ricerca aveva analizzato i dati sulla quantità di persone trasferite utilizzandola come riferimento per stabilire quante persone vivessero in quelle zone prima della costruzione delle dighe. Avevano poi confrontato questi dati con cinque dei principali archivi di dati sulla popolazione, in modo da verificare le stime, ma nella maggior parte dei casi i numeri non tornavano e di molto.
Secondo la loro analisi, pubblicata sulla rivista scientifica Nature Communications, i conteggi più accurati disponibili avrebbero sottostimato in media l’effettiva quantità di persone del 53 per cento, con casi in cui si è superato l’80 per cento. Láng-Ritter e colleghi ipotizzano che gli errori nelle stime siano dovuti alla scarsa qualità dei dati su molte aree rurali del mondo, dove è difficile fare i censimenti nazionali che sono poi utilizzati per costruire i modelli demografici globali. Lo studio non fornisce una propria stima sulla popolazione mondiale, ma pone comunque la questione dell’affidabilità dei sistemi impiegati finora per calcolare le popolazioni in particolari aree geografiche.

La mappa mostra la posizione delle 307 aree rurali analizzate nello studio: le popolazioni riportate nel grafico sono state sottostimate tra il 53 e l’84 per cento, secondo l’analisi (Nature Communications)
Le attuali stime collocano circa il 43 per cento della popolazione mondiale in aree rurali, proprio quelle più problematiche secondo Láng-Ritter. Per questo le necessità delle persone che vivono in quelle zona potrebbero essere sottorappresentate e di conseguenza prese in minore considerazione dai governi: «In molti paesi i dati disponibili a livello nazionale possono non essere sufficienti, dunque ci si basa sulle mappe della popolazione globale per prendere certe decisioni. Abbiamo bisogno di una strada o di un ospedale? Quanti farmaci sono necessari in una certa zona? Quante persone potrebbero essere interessate dai disastri naturali come i terremoti e le alluvioni?». La mancanza di stime accurate può causare disuguaglianze, che accentuano la disparità di trattamento tra le aree urbane e quelle rurali.
L’ipotesi di Láng-Ritter e del suo gruppo di ricerca è stata accolta con qualche perplessità da chi si occupa del calcolo della popolazione, sia su scala regionale sia nazionale. I conteggi tengono conto di numerose variabili, comprese quelle legate alla minore affidabilità dei dati per certe aree del mondo. L’attuale stima di 8,2 miliardi di persone è appunto una stima, ma una differenza così marcata come suggerito dalla nuova analisi si noterebbe in altro modo, per esempio per quanto riguarda il consumo di risorse.
Le principali organizzazioni internazionali, a partire dalle Nazioni Unite (ONU), basano le loro stime sui censimenti nazionali, sui dati disponibili nei registri di nascite e decessi e su sondaggi a campione, nei paesi dove la disponibilità di dati è più scarsa. Vengono tenuti in considerazione il tasso di natalità, cioè la quantità di nascite per mille abitanti in un anno, e quello di mortalità, che indica quante persone ogni mille abitanti sono morte in un anno. Nella costruzione dei modelli si considera anche la migrazione netta, cioè la differenza tra persone immigrate ed emigrate da un dato paese.
Utilizzando queste e altre variabili si imposta un’equazione per stimare la popolazione attuale. Il dato è importante per creare poi modelli matematici di proiezione, che vengono impiegati per provare a prevedere come si evolverà la situazione demografica. La divisione che si occupa di popolazione per l’ONU stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi intorno al 2037 e, grazie alle serie storiche, segnala da tempo che c’è stato un rallentamento della crescita. Per passare da 7 a 8 miliardi sono stati necessari 12 anni, mentre si stima ne saranno necessari circa 15 per superare i 9 miliardi. È una evoluzione prevista che dipende dal miglioramento delle condizioni di vita nella maggior parte dei paesi, con un allungamento della vita media e famiglie meno numerose.
Le tecniche per calcolare la popolazione mondiale si sono ulteriormente affinate negli ultimi decenni non solo grazie alla disponibilità di più dati, legati per esempio ai censimenti e ai processi di urbanizzazione, ma anche alle immagini satellitari. Queste permettono di rilevare le zone dove sono presenti insediamenti e di stimare la densità abitativa, aiutando a confrontare i dati raccolti dall’alto con quelli dal basso, derivanti dai metodi tradizionali di rilevazione e studio delle popolazioni. Grazie alle recenti evoluzioni dei sistemi di intelligenza artificiale sta inoltre migliorando la capacità di analizzare le immagini satellitari, rendendo possibile anche lo studio della variazione della densità abitativa in periodi di tempo relativamente brevi.
Ricostruire in modo omogeneo e coerente l’andamento della popolazione mondiale sul territorio non è comunque semplice e richiede qualche approssimazione. Si può per esempio tracciare una griglia immaginaria su tutta la superficie terrestre, con celle di dimensioni regolari, di solito corrispondenti a qualche chilometro quadrato. Come i pixel in un’immagine, più le celle sono piccole, maggiore è la definizione che si può ottenere nella rappresentazione di specifiche aree geografiche. Le zone urbane hanno celle più dense, mentre le aree rurali e quelle scarsamente abitate come quelle desertiche sono molto rade.
I dati dei censimenti sono di solito messi insieme per distretti o province, quindi sulla base di confini per lo più arbitrari che possono nascondere variazioni e caratteristiche locali. Un censimento viene inoltre realizzato in media ogni 10 anni, quindi non offre sempre dati aggiornati a sufficienza per fare le stime. Un modello a griglia ad alta risoluzione consente anche di superare i problemi legati alla scarsa disponibilità di dati nelle aree del mondo in cui non si fanno censimenti, o se ne fanno con risultati scarsi e meno affidabili rispetto a quanto avvenga altrove.
La disponibilità di immagini satellitari sempre più dettagliate, l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e di dati derivanti dai consumi energetici offrono la possibilità di rendere ancora più affidabili i modelli per il conteggio della popolazione, sia su scala locale sia su scala globale. Anche per questo motivo ci sono dubbi sullo studio di Láng-Ritter e colleghi, soprattutto perché i problemi di tracciamento sono noti e tenuti in considerazione nella produzione dei modelli, specie per quelli con dati satellitari fino a una decina di anni fa.
Mentre la diatriba prosegue, nel tempo impiegato per leggere questo articolo la popolazione mondiale è aumentata di circa 160 persone.