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  • Giovedì 27 marzo 2025

In Australia forse ci siamo con le elezioni anticipate

Da mesi il primo ministro Anthony Albanese fa il vago sulla data, anche per opportunismo politico: ora però sembra essersi deciso

(EPA/LUKAS COCH)
(EPA/LUKAS COCH)

Aggiornamento delle 22:30: il primo ministro Anthony Albanese ha convocato le elezioni per il prossimo 3 maggio.

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Giovedì 27 marzo l’account ufficiale del governo australiano ha pubblicato su X un post in cui comunicava che da lì in poi avrebbe solo gestito gli affari correnti «in attesa del risultato delle elezioni». Le elezioni però non sono ancora state convocate: il post è stato cancellato poco dopo, e il governo ha detto che è stato un errore. L’annuncio in sé in realtà non era così sorprendente, dato che da mesi il primo ministro Anthony Albanese allude in modo più o meno esplicito alla possibilità di indire elezioni anticipate: potrebbe farlo in questi giorni, ma se aspetta ancora un po’ sarà difficile chiamarle «anticipate» visto che saranno molto vicine alla fine naturale della legislatura.

In Australia indire elezioni anticipate è una tattica politica comune, e non di rado i governi lo fanno per cercare di andare al voto in un momento che ritengono favorevole. Glielo consente la Costituzione: il primo ministro può convocare le elezioni in qualsiasi momento (come avviene anche in altri paesi, per esempio anche nel Regno Unito) ed è vincolato solo a farlo entro una certa scadenza, che in genere coincide con la fine della legislatura triennale della Camera bassa del parlamento federale. Albanese governa dal maggio del 2022, quando il suo Partito Laburista vinse le elezioni.

Albanese ha fatto capire di essere intenzionato a convocare elezioni anticipate, ma sta facendo volutamente il vago sulla data. Giovedì mattina in una serie di interviste radiofoniche ha detto che convocherà le elezioni «piuttosto a breve» anche se «non oggi». I media australiani sono certi che lo farà domani, venerdì 28 marzo, perché è previsto un incontro tra Albanese e il governatore generale Sam Mostyn, che è il rappresentante della monarchia britannica (re Carlo III è formalmente il capo di stato dell’Australia perché il paese fa parte del Commonwealth). A quel punto le elezioni si terrebbero sabato 3 maggio.

Il leader dell'opposizione, Peter Dutton, reagisce al discorso in aula di Albanese, il 27 marzo

Il leader dell’opposizione, Peter Dutton, reagisce al discorso in aula di Albanese, il 27 marzo (EPA/LUKAS COCH)

Secondo i giornali l’obiettivo di Albanese è concentrare altrove l’attenzione nella settimana in cui il governo ha presentato la sua ultima legge di bilancio. Se fatto venerdì, l’annuncio delle elezioni aiuterebbe a distogliere l’attenzione dalla replica che giovedì sera (mattina in Italia) ha fatto in parlamento Peter Dutton, il leader dell’opposizione. Dutton è il leader del Partito Liberale, di centrodestra, che aveva governato il paese per quasi un decennio fino alle elezioni del 2022. Durante il suo discorso ha criticato il governo e ha presentato le alternative della sua coalizione, ma tutto è passato in secondo piano per via delle speculazioni giornalistiche sulle elezioni. Dutton stesso ha parlato in aula dando per scontato che si voterà il 3 maggio.

I Laburisti (il partito di Albanese) sono da tempo in svantaggio nei sondaggi: secondi dietro l’alleanza tra Liberali e Partito Nazionale d’Australia, di orientamento conservatore. Per questo nella legge di bilancio sono state inserite misure pensate per aumentare i loro consensi: la principale è un taglio alle tasse per 17 miliardi di dollari australiani, circa 10 miliardi di euro. Il centrodestra è contrario a questi tagli, che Dutton ha definito una mancia elettorale, e propone invece di dimezzare le accise sulla benzina.

Con queste misure Albanese ha cercato di ritrovare popolarità dopo un periodo di crisi. Lo scorso luglio il primo ministro aveva fatto un rimpasto di governo, condizionato dalle forti critiche e pressioni su varie questioni di politica interna e soprattutto sull’immigrazione, un tema molto sentito e divisivo anche in Australia. Nei mesi successivi Albanese aveva iniziato a prospettare elezioni anticipate, ma è sempre rimasto vago sulle date, anche per motivi di opportunismo politico: tenere in sospeso gli altri partiti li svantaggia, soprattutto i più piccoli e i candidati indipendenti, che hanno meno risorse e devono organizzarsi con un certo anticipo.

In realtà, secondo le fonti dei giornali australiani, Albanese avrebbe voluto convocare le elezioni ad aprile, sfruttando i dati positivi sulla crescita del Prodotto interno lordo e il taglio dei tassi d’interesse della banca centrale per la prima volta da quattro anni. Aveva desistito però perché nei giorni in cui avrebbe dovuto farlo (i primi di marzo) in Australia c’erano state forti piogge e inondazioni: la presenza del primo ministro era richiesta nelle regioni colpite e sarebbe stato poco opportuno tornare nella capitale Canberra.

Anthony Albanese arriva a una conferenza stampa, il 12 marzo a Sydney

Anthony Albanese arriva a una conferenza stampa, il 12 marzo a Sydney (EPA/DEAN LEWINS)

Come detto, in Australia è raro che un governo attenda la fine della legislatura per convocare le elezioni, e ci sono dei limiti temporali entro cui bisogna andare a votare: Albanese dovrebbe farlo in ogni caso entro il 17 maggio, quindi in realtà se si tenessero il 3 maggio sarebbero elezioni “anticipate” solo di due settimane. Tra l’altro a fine giugno scade anche il mandato triennale sia dei deputati sia di metà dei 76 senatori: tipicamente alle elezioni federali vengono rinnovati tutti i 151 seggi della Camera e metà di quelli del Senato.

Nella Camera uscente i Laburisti hanno una maggioranza di soli tre seggi. Anche se il centrodestra li ha superati nei sondaggi, al momento nessuno dei due partiti maggiori avrebbe abbastanza seggi per governare da solo, e dovrebbe cercare appoggi tra le altre forze politiche. Il governo di Albanese ha approvato leggi di cui si è parlato anche all’estero, per esempio quella per vietare i social media ai minori di 16 anni e quella contro l’importazione di sigarette elettroniche monouso, e ha riconosciuto per legge il “diritto alla disconnessione”, ossia il diritto dei lavoratori dipendenti a non rispondere a chiamate o mail di lavoro fuori dal loro orario di ufficio.

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